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Trascrizione matrimoni egualitari: la circolare di Alfano non è valida

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Coppia Gay Metro Romadi Daniele Santi

Ricorderete che in più occasioni avevamo parlto della questione, anche attraverso una intervista con i responsabili di Rete Lenford che per primi avevano diffidato il ministro dell’Interno dall’emettere l’ordinanza contro il riconoscimento dei matrimoni egualitari celebrati all’estero, perché contro la legge. Alfano, c’erano elezioni imminenti e qualcosa per guadagnare visibilità doveva pur fare, non che gli sia servito, è andato avanti per la sua strada ed il 26 novembre scorso la Procura di Udine ha tuonato: “La circolare di Alfano sulle nozze gay non è valida”.

Vi raccontiamo la storia. Nell’ottobre scorso il ministro dell’Interno che tutto il mondo ci invidia aveva deciso di annullare la trascrizione dei matrimoni ugualitari celebrati all’estero che il Sindaco di Roma Ignazio Marino si apprestava a trascrivere, trattasi di atto pubblico che come tale può trascriversi e la cosa si ferma lì, non essendoci in Italia una legge che autorizzi i matrimoni tra persone dello stesso sesso scatenando un putiferio a fini propagandistici interni (il suo partito, l’Ndc, veniva dato in quei giorni sotto il 2%).

Alfano veniva sbugiardato da Rete Lenford e diffidato dal proseguire sulla strada dell’annullamento dichiarando che trattavasi di prerogativa dei Giudici e non del Ministro. Alfano rispondeva con una circolare inviata ai Prefetti alla quale alcuni rispondevano immediatamente passando alle vie di fatto e ordinando ai Sindaci di annullare le trascrizione effettuate, cosa che i Sindaci si sono ben guardati dal fare.

Alfano veniva immediatamente sbugiardato da Arcigay Friuli che dopo avere consultato gli avvocati di Rete Lenford affermava in un comunicato che “Secondo l’Ordinamento di stato civile i Prefetti hanno un potere di vigilanza e un potere ispettivo”, quindi non rientra nelle loro competenze l’annullamento della registrazione di un atto pubblico, che spetterebbe ai Giudici.

Conferma infatti la Procura di Udine, citiamo il Corriere, nelle parole del procuratore aggiunto Raffaele Tito: “La Circolare del Ministro Alfano prima e l’intervento del Prefetto poi non appaiono corretti sotto il profilo giuridico, perché vanno a ledere prerogative e compiti della Procura delle Repubblica ex art. 75 dell’ordinamento giudiziario”, la legge “non legittima né ammette un ruolo così autoritario e di simile “prevaricazione” del Prefetto, quale quello nel caso di specie” (…) “il dominus dello stato civile è e resta il Sindaco” e le sue “prerogative possono essere corrette solo attraverso un procedimento giurisdizionale ad opera del giudice”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(27 novembre 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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