di Vittorio Lussana twitter@vittoriolussana
Sono principalmente due i problemi che il sindaco di Roma, Ignazio Marino, sta incontrando nell’amministrare la capitale d’Italia: a) il ‘masochismo endemico’ della sua maggioranza, la più schiacciante di sempre nella città dei 7 colli, che alle comunali del 2013 ha conquistato ben 15 Municipi su 15; b) la becera opposizione della destra romana, che in parte sta cercando di rifarsi una ‘verginità’ mimetizzandosi tra le fila dei sostenitori di un ex giocatore di Polo con la ‘esse sifolina’, tale Alfio Marchini, in parte è ‘inchiodata’ a quel ‘casino liquefatto’ anticamente denominato ‘Popolo delle Libertà’. La somma convergente, anzi ‘l’acciambellamento’ complessivo di tutto questo ‘bell’ambientino’ creatosi in Campidoglio, da mesi sta congiurando ‘segretamente’ (se così si può dire, dato che a Roma nessuno è mai capace di tenersi un ‘cecio’ in bocca), al fine di ‘far fuori’ il proprio sindaco, oppure costringerlo a ‘rimpastare’ la sua Giunta.
In questi ultimi tempi, per esempio, è improvvisamente esplosa la vicenda delle multe comminate allo stesso Marino per aver varcato con la sua ‘Panda’ la zona a traffico limitato (Ztl) tramite un permesso di circolazione provvisorio. Un’autorizzazione che, naturalmente, non risultava registrata nel grande ‘cervellone’ elettronico (sic!) del comune. Una vicenda surreale, che ha fornito l’ennesimo segnale di una capitale ridotta a un ‘saloon’ da Far West. In questi ultimi giorni, le indagini dei Carabinieri stanno facendo emergere le prove che qualcuno sia effettivamente entrato nel server del ‘cervellone’, per vedere se lo ‘scherzetto’ di far ‘saltare’ un sindaco che non paga le multe potesse riuscire: per dirla ‘alla Renzi’, ecco servita la ‘serena atmosfera’ che si respira di questi tempi in città. Chi non è di Roma non può minimamente rendersi conto di come sia divenuto particolarmente ‘odioso’ vivere nella capitale d’Italia. Proviamo a fare un banalissimo esempio: sia nel nord, sia nel sud d’Italia, allorquando si entra in un bar per ordinare un caffè, i desideri del cliente sono al centro dell’attenzione di addetti ed esercenti, che lo servono con grandissima cortesia. A Roma, invece, no: baristi e ‘sciacquabicchieri’ non fanno altro che chiacchierare tra loro della Roma o della Lazio, di Totti e Lotito, della Juventus che si ‘compra’ i campionati di calcio. Di recente, è persino tornato alla ribalta il gol annullato a Turone nel 1981! E il cliente resta lì, come un ‘povero scemo’, in attesa del suo caffè, nonché obbligato a ‘sorbirsi’ dietrologie allucinanti o ‘complottismi’ calcistici da emeriti ‘piagnoni’. Questo è il tipico livello di menefreghismo comportamentale della principale città d’Italia, in cui una piccola borghesia qualunquista e fascistoide continua irresponsabilmente a giudicare con eccessiva indulgenza la profonda mancanza di serietà che s’incontra ormai in troppi episodi di vita quotidiana generalmente considerati ‘pittoreschi’, ma che tali non sono affatto.
Un clima sociale così ‘accidioso’ non può che partorire Consigli comunali che, a parte qualche eccezione di rilievo, risultano composti da gente che non ha più nulla a che spartire con lo spessore e l’autorevolezza dei Nathan e degli Argan, dei Nicolini e dei Petroselli, dei Trombadori e dei Borgna. E per ogni ‘stagione’ che si avvicenda, gli ambienti politici romani continuano a degenerare sempre più, con una sinistra locale che non intende minimamente rinunciare al proprio ‘passatempo’ preferito – ‘darsi in culo’ l’uno con l’altro – e una destra ‘pagliacciona’ che ‘spara minchiate’ dalla mattina alla sera. Nella condizione data, forse è vero che un professionista del livello di Ignazio Marino, originario di Genova, una città che possiede a pieno titolo, nel proprio vocabolario, termini come ‘programmazione’, ‘efficienza’ e ‘fare azienda’, probabilmente non sia del tutto adatto a ricoprire il ruolo di primo cittadino di una capitale in piena crisi di identità. Una metropoli di pigri ‘cariatidi’, che non conosce praticamente nulla del capitalismo moderno, in cui ogni forma di economia si basa, quasi esclusivamente, su scambi di favore, ‘unzioni di ruote’ e contrattazioni monetarie regolarmente ‘in nero’. Ma il vero problema, in realtà, l’inconfessabile motivo per cui il sindaco Marino sta sulle ‘scatole’ a molti suoi cittadini deriva semplicemente dal fatto che egli sta tentando, insistentemente, di ‘innestare’ alcuni principi di sana amministrazione in mezzo a una selva di politici e burocrati abituati, da sempre, a sorvolare su abusivismi e situazioni totalmente ‘fuori-norma’, a sovvenzionare in forme assistenziali – e regolarmente ‘in perdita’ – elettori, amici e conoscenti, a dar credito alle fesserìe dell’ultimo ‘vanesio’ frequentatore del circolo ‘Aquaniene’. Come per esempio, tanto per raccontarne un’altra, la ‘leggenda metropolitana’ tesa a descrivere un Ignazio Marino a lungo sotto inchiesta da parte di una commissione deontologica durante gli anni trascorsi negli Stati Uniti – Paese in cui l’attuale sindaco di Roma ha esercitato la professione medica a livelli elevatissimi – per aver trapiantato un rene in un paziente sieropositivo, o aver sperimentato trapianti di fegato estremamente coraggiosi.
In buona sostanza, i romani si ritrovano, per puro ‘bucio di culo’ – perdonateci il ‘francesismo’ – ad avere come sindaco una sorta di ‘dottor House’. Ma conoscendo a malapena ed esclusivamente il ‘codice’ comportamentale delle ‘pugnalate alla schiena’ ed essendo abituati solamente a screditare una qualsiasi persona che non faccia parte delle ‘malsane logiche’ capitoline, ormai da un anno e mezzo moltissimi romani non fanno altro che lamentarsi, da ‘qualunquisti’ quali sono, per ogni singola cosa, scaricando sul malcapitato sindaco la colpa di tutte le disfunzioni, le inefficienze e gli atavici problemi della ‘città eterna’, anche quelli che avrebbero dovuto essere affrontati e risolti decenni addietro e che, invece, sono ancora lì a ‘marcire’, in una metropoli in cui tutti sanno solo ‘fare fuffa’ e nessuno fa un emerito ‘tubo’. Una capitale ‘europea’ – si fa per dire… – che ha sprecato un’iradiddio di danaro per costruire la sua terza linea metropolitana allagatasi ancor prima di essere inaugurata e che, anche in questo caso, non ha minimamente esitato a intestare la responsabilità di un simile evento sempre al medesimo ‘parafulmine’: il sindaco Marino.
Invece di guardarsi allo specchio per cercare di capire in cosa la cultura romana ‘media’ dovrebbe decidersi a cambiare, magari abbandonando una certa ‘guascona cafonerìa’, una pigra e flemmatica indolenza, un irrecuperabile grado di opportunismo anche nei suoi ceti più borghesi ed elevati, questi ‘figli di Acca Larentia’ non fanno altro che trascorrere giornate intere a cercare di ‘buttar giù’ la propria Giunta comunale, colpevole unicamente di non voler fare ‘favoritismi’, di non servire ‘clientele’, di provare a cambiare – anche sbagliando, talvolta, per carità… – ‘l’andazzo’ di una Roma allo sbando da decenni, in quanto devastata da cialtroni, parassiti e mentitori di ogni risma e professione.
Carissimi romani, ve lo scriviamo con le ‘buone’: sarà meglio che questo ‘giuoco al massacro’ nei confronti di Ignazio Marino abbia fine. Altrimenti, non farete altro che confermare al resto del Paese quel che di voi pensava, già alla fine degli anni ’70, il cantautore Alberto Fortis con più di qualche fondata ragione: “Siete falsi come Giuda. E dirvi Giuda è un complimento”.
(14 novembre 2014)
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