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Il Punto di Aurelio Mancuso, Unioni Civili: un film già visto troppe volte

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Aurelio Mancuso 00di Aurelio Mancuso  twitter@aureliomancuso

Come in un film ormai andato in replica troppe volte e di cui la pellicola è danneggiata, riparte la sceneggiata dell’iter parlamentare sulle unioni civili. Monica Cirinnà sta facendo di tutto per difendere la sua proposta, affinché sia votato perlomeno come testo base su cui aprire la discussione in Commissione giustizia del Senato, ma si preannuncia un duro ostruzionismo da parte dell’Ncd, un sostanziale voto contrario dei senatori di Forza Italia, che insensibili alla dichiarata mutata linea politica del cavaliere, vogliono nei fatti far cadere qualsiasi ipotesi di testo. Pure dentro il Pd, non che sia una grande novità, si registrano divisioni che forse martedì, con un’apposita riunione convocata dal capogruppo Zanda, potrebbero appianarsi.

La sensazione di chi da anni segue questi contorcimenti parlamentari è che, nonostante i titoloni sui giornali, i partiti continuino a non voler prendere atto che questa legge non è una questione che riguarda una minoranza del Paese (che già sarebbe sufficiente per approvare un testo), ma è la possibilità per l’Italia di ritornare a essere uno degli Stati civili dell’Europa e del mondo libero. Come andrà a finire non si sa, rimane la sensazione che manchi quella spinta morale, quell’assunzione di responsabilità politica necessaria affinché una riforma civile veda la luce. A differenza di un tempo non provo rabbia e sconforto, gelido attendo i fatti, continuo a premere a tentare soluzioni, a far ragionare senatori Pd delle varie fazioni e correnti e, guardo anaffettivo le furbizie e gli sguardi sornioni dei volponi della destra italiana alla Nitto Palma, degli omofobi di professione tipo Giovanardi e Roccella. Per non parlare di Sacconi, dal passato ormai dimenticato di socialista laico, approdato al cattolicesimo vandeano, che vagheggia di un onere aggiuntivo per lo Stato, se si ampliasse la reversibilità per le coppie gay, di 42 miliardi di euro, quando attualmente il costo per questo tipo di pensioni è di 30 miliardi.

Qualcosa non torna, è evidente che si tratta di propaganda, e si sa benissimo che in futuro la normativa su questo tipo di pensione sarà ulteriormente limitata, quasi destinata a sparire, oltre al fatto che se alle coppie gay deve esser inibito questo diritto, è bene che non siano più obbligate a pagare con i propri contributi a un privilegio destinato solo alle coppie etero.

Tornando alla discussione generale, vedremo, appunto, come si procederà, ma come si capisce alcuna trascrizione dei matrimoni esteri da parte di pochi sindaci coraggiosi, nessuna pressione culturale e sociale pur sempre più diffusa, sembra interessare i partiti, meglio le correnti più retrive e reazionarie presenti in molte formazioni politiche. Sottrarsi al teatrino che sta per andare in scena, sarebbe assai saggio, iniziando da noi stessi. Tutto gioca contro le unioni civili (non parliamo di matrimonio che tanto è tempo perso), è bene saperlo, così da calibrare bene le forze e non arrivare esausti alla primavera, quando, sembra, forse, (ma chi può saperlo?) inizierà la disamina delle centinaia di emendamenti belli pronti a scarnificare un minimo sindacale.

Se tutto questo si realizzerà, (spiace dover fare la parte della Cassandra) almeno non avrò regalato a questa indegna politica, che già mi nega con il suo odio una vita umana, le poche energie rimaste. Intendiamoci, non me la prendo particolarmente con Renzi, può darsi che a un certo punto, vorrà e magari potrà, imporre una soluzione, gli altri prima di lui si son comportati malissimo, alimentando il tumore dell’incomunicabilità tra Parlamento e mutamenti sociali.

Non è facile metter in campo cure efficaci e, forse, la rottamazione non è dosata, in questo campo, adeguatamente per sradicare le metastasi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(30 ottobre 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©aurelio mancuso 2014
©gaiaitalia.com 2014
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riproduzione vietata

 

 

 

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