di Giancarlo Grassi
Tra gli attacchi verbalmente squadristi di M5S e Lega, lanci di fogli in faccia al presidente del Senato, il polso malandato di una senatrice PD, nel solito casino che chi incolpa l’attuale governo di tutti i mali d’Italia (gli interventi della Lega di mercoledì mattina, interventi da difensori dell patria, che cancellavano la loro presenza al governo negli ultimi vent’anni al fianco di Berlusconi, veri responsabili del disastro italiano odierno), il governo ottiene la fiducia con 165 voti favorevoli, 111 contrari e 2 astenuti ed ottiene la delega per la riforma del mercato del lavoro. Il civatiano Tocci vota sì, poi si dimette.
La minoranza PD esce di nuovo sonoramente sconfitta dal confronto con Renzi – che all’ultima direzionale nazionale ha visto aumentare la sua maggioranza, ma alla “sinistra” del suo partito questo non sembra interessare – e continuerà a dare battaglia, insieme alla Signora Camusso che già prepara una manifestazione della CGIL (dica, una volta per tutte, la percentuale di leghisti tesserati per il suo sindacato) contro Renzi nel giorno della Leopolda, che vuol dire farsi oscurare.
Matteo Renzi, piaccia o no, trova ancora le parole adatte per descrivere la situazione dal punto di vista degli elettori quando dichiara: “I cittadini sono stufi di sceneggiate”, e dal punto di vista del PD quando dice “Noi andiamo avanti”. Ora la politica e i politici cambino strategia, se un contrasto a Renzi serve, non è certo con lo scontro frontale a tutti i costi che si otterranno cambiamenti di rotta dove e quando servono.
(9 ottobre 2014)
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