di Alessandro Paesano twitter@Al_Paesano
Quello delle sentinelle in piedi è un format ben preciso che prevede, auspica, ha bisogno, richiede, invoca e provoca, la reazione indignata, chiassosa e violenta delle persone che non pensano che la prole (loro dicono sessisticamente i bambini) abbia bisogno di una mamma e di un papà che una coppia di persone dello stesso sesso evidentemente non può dar loro.
Non importa che le sentinelle in piedi siano smentite dalla scienza (l’associazione nazionale psicologi ha spiegato bene che si parla ormai di funzioni genitoriali e non di figura paterna o figura materna), non importa che la prole di coppie dello stesso sesso, che esiste da almeno 20 anni, cresca esattamente come quella di tutte le altre famiglie (come dimostrano tutti gli studi scientifici), gli studi che dicono il contrario sono gli stessi che affermano che crescono male anche figli e figlie cresciuti in famiglie ricostituite (dove cioè il padre o la madre non sono biologici).
Quella delle sentinelle in piedi è una provocazione sottile, surrettizia e mendace, alla quale non bisogna cedere. Ala quale bisogna rispondere politicamente con il silenzio.
Il dissenso e la critica sono naturalmente legittime e possibili ma vanno fatte con la stessa arma di testimonianza delle stesse sentinelle, come ha fatto Giampiero Belotti a Bergamo, non certo con aggressioni fisiche o verbali come purtroppo è accaduto in qualcuna delle 70 piazze di altrettante città in cui questa organizzatissima macchina da guerra ha fatto sentire la sua presenza.
Le sentinelle in piedi non sono le uniche alle quali vanno schiarite le idee però.
I diritti che le sentinelle in piedi ledono e negano non sono i diritti delle persone lgbt. Sono i diritti umani (di tutta l’umanità) che vengono negate a certe persone in quanto lgbt.
Non è una distinzione di principio, né un formalismo linguistico, ma una differenza sostanziale, concettuale, ideologica e politica.
I diritti mancati delle persone lgbt non sono dei diritti specifici, ad hoc, che riguardano le persone non etero in base a una loro sostanziale differenza.
Non si tratta di garantire il diritto sacrosanto di accesso alle persone non deambulanti eliminando le barriere architettoniche, diritto ad hoc perché noi normodotati le scale le possiamo fare…
Si tratta degli stessi diritti di tutti e tutte negati a determinate categorie di persone in base a una loro presunta diversità.
Un errore concettuale facile da fare ma altrettanto facile da risolvere.
Un conto è un diritto tuo del quale a me non frega niente (e infatti le barriere architettoniche sono ancora lì) un conto è lo stesso diritto mio che a te viene negato n’importe porquoi.
Se le associazioni lgbtqi la smettessero di gridare sui diritti gay e iniziassero a gridare sui diritti umani le discriminazioni omofobe sarebbero percepite per quello che sono davvero, non l’opinione legittima di chi non è d’accordo sul riconoscimento di una normalità a chi normale non è, ma la discriminazione illegale e disumana di una parte dell’umanità in base a una insostenibile convinzione religiosa.
A quanto pare è più facile aggredire le sentinelle in piedi che rinunciare alla voglia di minoranza di molti gay e molte lesbiche, che, tra l’altro, è uno dei modi in cui l’omofobia interiorizzata si manifesta.
(7 ottobre 2014)
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