di Giovanna Di Rosa
La nera bandiera dell’odio islamista sventola ormai su Kobane, cittèa siriana ai confini con la Turchia, dove migliaia e migliaia di civili curdi sono in fuga dall’orrore del Califfo Nero che ha ordinato ai suoi mercenari una carneficina di infedeli. I soldati curdi resistono sorretti dalle incursione aeree USA che tentano di bloccare l’avanzata della barbarie islamista.
L’osservatorio siriano per i diritti umani ha comunicato che nella giornata di lunedì scorso sono rimasti uccisi negli scontri 34 jihadisti e 16 peshmerga curdi: forse non è la sede né il momento, ma ci chiediamo come certe cifre possano essere fornite con tanta precisione.
L’assalto islamista a Kobane ha scatenato proteste a Istanbul e nelle maggiori città turche dove i cittadini si sono riversati nelle strade e nelle piazze per protestare contro l’immobilismo – quando non il filo-islamismo – del presidente Erdogan e del governo del primo ministro, l’ultraconservatore islamista Ahmet Davutoglu. Lo riporta il quotidiano Hurriyet.
(7 ottobre 2014)
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