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Il Lunedì di Rosario Coco: Raschiando un barile di nome TFR. E poi?

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Rosario Coco 03di Rosario Coco  twitter@RosarioCoco

“Il mercato del lavoro deve essere riformato per garantire diritti e tutele a chi non ne ha”. Questa è stata una delle frasi chiave del Premier in queste ultime settimane. Il sindacato, che, nonostante tutto, sembra verrà ascoltato nella sala verde nei prossimi giorni, è quella realtà che difende solo gli interessi di chi lavora già e ha il fantomatico posto fisso. Questa, in buona parte, una sintesi del Renzi pensiero. Ma, nei fatti, cosa è stato fatto e proposto fino ad ora per chi ha meno? Gli 80 euro in busta paga non danno nessun diritto e nessuna tutela a chi non lavora, non riguardano chi soffre di più, cioè redditi al di sotto degli 8000 euro, disoccupati, partite IVA e pensionati, né creano posti di lavoro. L’articolo 18, se avverrà la tanto contesa conversione del reintegro con l’indennizzo, porterà semmai al perdita e al taglio di posti di lavoro, senza che nessuno, nemmeno Squinzi, ci abbia spiegato come rinunciare ai lavoratori possa far ripartire l’economia, o creare risorse per garantire nuove assunzioni. Insomma chi dice “l’asticella dei diritti non si abbassa” diventa colpevole mentre chi invece ha il compito di intervenire con l’azione politica continua ad ignorare chi sta al di fuori di diritti, reddito e tutele. Della serie “senti chi parla”.

L’ultima “grande” operazione, il TFR in busta paga, è al tempo stesso destinata a chi già un lavoro lo ha e nasconde numerosi punti deboli. Si tratta di una risorsa da sempre destinata alla chiusura del rapporto di lavoro, pari a circa uno stipendio annuo, che adesso viene intaccata per rattoppare la situazione delle famiglie italiane. Nulla in più viene dato ai lavoratori, ma semplicemente gli si rende disponibile subito qualcosa che avrebbero avuto dopo. Avrà effetti positivi sulla domanda aggregata? Non è sicuro e comunque si tratta di effetti non risolutivi perchè privi di una visione a lungo termine. Invece, è certo che tutto quello che tanti italiani stanno facendo ora con le liquidazioni, mantenere i figli, pensare alla terza età o far fronte a spese straordinarie, non si potrebbe più fare fra qualche anno. Inoltre, la domanda inquietante, considerando anche il precedente degli 80 euro, che stanno per essere di fatto cancellati dalla Tasi, la nuova tassa in arrivo, è questa: dove andremo a cercare altre risorse dopo aver toccato il TFR? Altra questione. Per convincere le imprese, sembra verrà creato un fondo di anticipo TFR con la partecipazione della Cassa Depositi e Prestiti. Le imprese continueranno ad accantonare o versare regolarmente il Tfr (secondo l’attuale normativa in base al numero dei dipendenti) “restituendolo” a questo fondo alla fine del rapporto di lavoro. Ma chi si assume il rischio di fallimento dell’impresa? La Cdp e il fondo di garanzia INPS. Altra mobilitazione di risorse strategiche.

Sia chiaro, il Paese ha bisogno di misure straordinarie e in un certo senso audaci. Ma senza una visione di insieme si rischia di sparare le ultime cartucce senza sapere cosa fare un attimo dopo. Perchè quello che non risulta chiaro è “dove andiamo”.

L’unico modello che Renzi sembra apprezzare è il modello Marchionne, una politica che aiuta la grande impresa massicciamente e che non dice una parola quando la grande azienda salvata fa armi e bagagli e diventa un multinazionale liberissima di chiudere da un giorno all’altro gli stabilimenti in Italia. Aggiungiamo gli altri pezzi del puzzle, ovvero che la parola d’ordine è quella di “attrarre investitori stranieri”, senza la minima preoccupazione di chiedere garanzie su cosa possano controllare e dove debbano produrre, che anche Confidustria si è arresa e plaude, molto più di due anni fa, al licenziamento facile come misura in qualche modo essenziale, che non c’è traccia di un piano industriale e di un qualche provvedimento che possa realmente creare posti di lavoro e che chi detiene i diritti conquistati dopo anni di battaglie di civiltà nel lavoro è diventato improvvisamente un privilegiato. Un privilegiato che in alcuni casi ha magari due o tre figli disoccupati o studenti a carico.

L’unica strategia sembrano questi famigerati investimenti stranieri per creare lavoro. In un quadro del genere, tuttavia, la traduzione sembra essere, prima o poi svendiamo tutto per fare in modo che qualcuno crei lavoro a qualsiasi condizione. Se avrà voglia di farlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(6 ottobre 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©rosario coco 2014
©gaiaitalia.com 2014
diritti riservati
riproduzione vietata

 

 

 

 

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