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Il Lunedì di Rosario Coco: Il Califfato? Un prodotto dell’Occidente

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Rosario Coco 04 di Rosario Coco  Twitter@RosarioCoco

“La democrazia è sotto attacco, non solo l’America. Siamo disposti a difenderla?” (Ezio Mauro, La Repubblica, 5 settembre). “Rispondere con una violenza incomparabilmente superiore” (Giuliano Ferrara, Il Foglio, 5 settembre).

Sembra quasi siano messi d’accordo Mauro e Ferrara, solitamente così distanti ma questa volta quasi complementari. A leggere i due articoli, sinceramente, sembra di sentire Papa Urbano II che chiamava alla guerra contro gli infedeli più di mille anni fa. Oppure, mutatis mutandis, George W. Bush che chiamava l’occidente ad abbattere Saddam, per scovare le famigerate armi di distruzione di massa che non si sarebbero mai trovate.

Nessuno nega o sottovaluta le crudeltà e le efferatezze che stanno compiendo i jihadisti dell’IS. Il problema è che l’analisti fatta dal mainstream italiano quasi a reti unificate presuppone e apre la strada ad un unico esito: un’altra guerra. Ci vogliono preparare psicologicamente, facendoci dimenticare che il Califfato è il prodotto di un’altra guerra, dell’intervento di USA e UK in Iraq nel 2003, e questo lo scrive sempre Repubblica, il 4 agosto (forse Mauro era in vacanza)

Il punto essenzialmente sbagliato dell’analisi di Mauro, infatti, sta nell’affermare che il Califfato abbia come nemico non solo l’America ma il nostro “insieme di valori, questo nostro sistema di vita, fatto di libertà, di istituzioni, di controlli, di regole, di parlamenti, di diritti.” Insomma il nemico del Califfato sarebbe la democrazia come valore in sé. Falso.

Domanda: quale esperienza hanno avuto i jihadisti della democrazia? La “democrazia” per i Jihadisti e per i popoli di quell’area non è altro che una superpotenza mondiale che ha giocato a sostenere e ad abbattere governi a proprio piacere. Non è altro che un’esercito sbarcato mettere a soqquadro un Paese alla ricerca di armi distruzione di massa inesistenti, un Paese che adesso si ritrova moribondo dopo anni e anni di morti e di guerre civili, tanto da far sembrare l’era Saddam un’età dell’oro.

Più in generale, per generazioni di miliziani, questi occidentali sono gli stessi che sin dai tempi di Churchill hanno diviso i loro confini con la squadra, senza avere idea delle minoranze che vi si trovavano a convivere.

Se ci mettiamo in testa che i terroristi hanno paura “ogni volta che coltiviamo la libertà del dubbio”, come dice Mauro, diventiamo automaticamente complici di un’idea manichea del mondo in cui noi siamo il bene, loro il male e la Russia l’eterno indeciso. In questo discorso la sopravvivenza dell’ideale democratico dipende solo da noi, è legato ad un insieme di popoli definiti “occidentali”. Nessun altro può essere democratico. Sono tutti nemici.

Nessun fraintendimento: E’ palese che gente che decapita senza pietà va contro qualsiasi ideale democratico. Ma non si deve scambiare la descrizione dei fatti con le loro cause. Quella gente vuole indipendenza, autonomia e autodeterminazione e viene da decenni di guerre civili indotte dall’esterno. La costruzione ideologica è una sovrastruttura che serve a reclutare proseliti. Inoltre, il nemico non è mai l’”occidente” in quanto portatore di valori universali, ma l’”occidente” in quanto soggetto che irrompe in casa propria. Purtroppo, le continue interferenze di chi voleva “esportare la democrazia” a suon di colpi di stato, dittatori fantoccio e poi cannonate, hanno messo in piedi una generazione di terroristi, senza mezzi termini.

Bisogna resistere alla tentazione di provare a risolvere il problema con un altra guerra. Perchè abbiamo la memoria storica inoppugnabile che non serve assolutamente a nulla. Prima di tutto, questi atteggiamenti allarmisti, con qualche Vescovo che vuole dare l’aut aut agli islamici in Italia, “o con noi o contro di noi”, sono l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno per dialogare con l’Islam moderato. Vi immaginate cosa avviene nella testa di un ragazzo islamico in Italia che lavora a due lire e sente che il Califfato è contro l’Occidente e due minuti dopo che il Vescovo cristiano, che nella sua testa rappresenta chi lo sfrutta, impone l’aut aut? Secondo voi, tra le mille difficoltà che incontra e tenendo conto della sua facile influenzabilità, non ci farà anche un pensierino? In fondo quelli del Califfato sono sempre “Fratelli”.

Quello che bisogna fare è rivedere seriamente i confini di quelle regioni, separare le varie minoranze, rendersi conto che l’Iraq è uno Stato morto. Iniziare a coinvolgere nel processo di Pace tutti i blocchi, i Paesi arabi, la Cina, i Paesi latinoamericani. Iniziare a pensare, sembra scontato ma lo dico lo stesso, al mondo che verrà dopo il petrolio.

Siamo di fronte purtroppo ad un danno frutto di decenni di errori. Rimediare non è semplice, ma certamente sappiamo, salvo voler fare finta di non sapere, cosa aggraverebbe ancora di più la situazione.

(8 settembre 2014)

©rosario coco 2014
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