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Emilia Romagna, Richetti candidato alle primarie PD terrorizza tutto l’Occidente, ma non Bonaccini

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Stefano Bonaccini 00di Giancarlo Grassi

San Matteo della Rezdora è la prosopopea giovanardiana in salsa PD, l’in-originalità del (l’ex) bello e biondo che cerca l’inquadratura migliore in tv, di cui si è persa traccia tra i renziani che contano già da qualche mese, chissà cos’è successo. Forse l’invidia o la cattiveria della gente, come spiegarlo altrimenti.

Richetti di idee ne ha: magari anche due. E ripete sempre quelle salvo poi lanciarsi a spada tratta a difendere Renzi, che se c’è qualcosa che Renzi sa fare benissimo è difendersi da solo, di lance in resta ne ha di suo. Poi programmi niente: Richetti è tutto ed il contrario di tutto. Un conservatore piccolo piccolo travestito da progressista a la page che salta sul carro vincente al momento giusto. La politica è fatta anche di opportunismo. Ma non solo di quello. Bisogna anche andare in tivù, farsi vedere, parlare con Lilli Gruber, mettere in fila due concetti due. Finché dura, ma di solito dura poco. Lui l’ha già imparato.

Poi so suddenly il colpo di fortuna: Errani si dimette e si libera la poltronissima. La regione che tutti vorrebbero governare perché è un gioiello di efficenza (e conservatorismo), la regione che non si muove una foglia che un capo (uno qualsiasi) non voglia, la regione dove tutto è uguale perché tutto cambi e sia uguale a se stesso ab aeterno, ora et semper e lo scontro – quanto inaspettato? – con la corazzata Stefano Bonaccini, segretario regionale del PD, tutta una vita nel partito di cui ora è uno dei cardini, con la potente macchina organizzativa del PD emilianoromagnolo – che conosce alla perfezione – praticamente al suo servizio (una vera e propria macchina da guerra), per primarie che si preannunciano all’ultimo sangue.

Stefano Bonaccini è un cavallo di razza, lento, pragmatico, dalle organizzazioni giovanili del PCI alla poltrona di segretario del potentissimo PD emiliano romagnolo le sue battaglie politiche le ha vinte tutte.  Al contrario di Richetti, non ama granché apparire, o meglio lo fa e ne gode, ma è più scaltro, più pragmatico, meno che colpa ne ho se sono bello, è più una parola un programma, in più non ha l’accento della “Modena bene” alla Giovanardi il che, va detto, giova.

Renzi che fa? Direte voi. Li lascerà scannare, diremmo noi. Non perché il divide et impera sia sempre valido, ma perché l’Emilia Romagna va riconquistata a suon di voti, dopo il quasi 41% delle Europee e i sondaggi attorno al 44%. Così che deve vincere non necessariamente il migliore, ma quello che porta più voti.

Sarà una vera e propria guerra, e ci sarà anche da ridere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(28 agosto 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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