di Iosonodio
Uno dei siti ghei più cliccati d’Italia, il famosissimo ghei.it [sic] pubblica un pezzo dal titolo che è tutto un programma “Se i pettorali di Mister Gay dividono una comunità sotto assedio”, che mi sarei preso a sberle solo a pensarlo. Per ragioni che capirete in seguito.
A seguire, tutto un filosofeggiare da sguattere incolte sulla furia della comunità sotto assedio perché il mister ghei italiano non sarebbe sufficentemente bello.
Ne deriva che il sito ghei tra i più cliccati d’Italia dimentica di essere stato tra i costruttori di questa cultura del muscolo, del bicipite, del pettorale e del culo sodo, oltre che della gheia insipienza (vedere per credere), e francamente che in un delirio di autocoscienza poco credibile tiri in ballo una comunità sotto assedio per discutere dell’aspetto fisico di un concorrente unendolo agli aspetto storici [sic] di una manifestazione fa venire voglia di menar ceffoni. Ma andiamo oltre perché l’intelligenza esiste.
Il sito ghei tra i più cliccati d’Italia decide quindi di ricordarci che “chi vince il titolo (…) ha anche l’onore (e l’onere) di rivestire un ruolo di rappresentanza della comunità lgbt italiana. E non è una opinabile elucubrazione personale. Sta scritto nel regolamento , basterebbe avere la buona creanza di leggerlo, prima di parlare: “Articolo 2 (Finalità) – Attraverso il concorso nazionale, le selezioni sul territorio e attraverso il web, Mister Gay Italia si prefigge l’obiettivo di promuovere una cultura della diversità in Italia ed una piena, orgogliosa e serena accettazione di tutti gli orientamenti sessuali. Per questo, oltre alla bellezza, i criteri di selezione del vincitore comprenderanno la sua rappresentatività rispetto al mondo omosessuale e un coming out compiuto, che sia di esempio per gli altri, ad insindacabile giudizio della giuria individuata dal comitato organizzatore”…
Ci piacerebbe fare casino sulla reale capacità di penetrazione (ops) del messaggio che Mr. Gay Italia ha lanciato a livello nazionale, ma c’è la scrivente il pezzo – che è brava -a ricordare al sito ghei per antonomasia che mentre si discute della bellezza vera o presunta del concorrente di turno, mentre la comunità ghei muore della sua vacuità fatta di gruppi di uccelli al vento su Facebook e di sbandieramento di temporanee erezioni fori loci, da qualche parte, là fuori, mentre si discute dei pettorali e dei bicipiti di Mister Gay, là fuori dall’orticello di casa nostra c’è chi i gay li vorrebbe vedere sparire domani mattina, belli e brutti, magari rinchiusi in un campo circondato dal filo spinato, per evitare pericolose contaminazioni.
Insomma la brava scrivente ricorda a tutti, belli e brutti, che il fatto di avere alcuni luoghi dove andare ed un governo che per l’ennesima volta ha detto di volere pari diritti per tutti, belli e brutti, non significa che magari proprio dopo l’approvazione di una legge che finalmente regali la parità di diritti, non comincino – fuori da quei gruppi di cazzuti ghei che si ritrovano su Facebook o in un altro mondo virtuale – i guai, ovvero non voglia cominciare una vera e propria guerriglia antigay di quelle serie.
Insomma la brava scrivente nel ricordare l’inutilità di tutta una serie di steretoripi ghei senza ricordarla, insegna, insinua, scava nella vacuità della cultura del pettorale ed invita a diventare grandi.
Proprio dalle pagine di uno dei portali che sulla vacuità della cultura del pettorale ha costruito i suoi fasti.
Nel ringraziare la brava autrice del pezzo speriamo che sia anche una svolta.
(25 agosto 2014)
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