di Amnesty International
Dopo il ritrovamento, il 30 giugno, dei corpi dei tre studenti di una scuola rabbinica rapiti il 18 giugno, il rapimento e l’uccisione di un ragazzo palestinese, e la successiva repressione su vasta scala in Cisgiordania da parte di Israele (la chiusura del distretto di Hebron e del valico di Harez e l’arresto di 200 palestinesi presunti affiliati di Hamas), la situazione è degenerata in un conflitto armato tra Israele e Hamas e altri gruppi armati palestinesi operanti nella Striscia di Gaza.
L’8 luglio, Israele ha lanciato l’operazione “Margine protettivo” con centinaia di attacchi aerei su tutta la Striscia di Gaza, che hanno colpito migliaia di abitazioni– molto spesso senza il preavviso sufficiente all’evacuazione né la previsione di rifugi e vie sicure – centinaia di strutture mediche, almeno sei scuole gestite dall’Onu (e complessivamente 137 scuole della Striscia di Gaza) e l’unica centrale elettrica di Gaza, edifici governativi non militari. Nella notte del 29 luglio e il 30 luglio, un attacco israeliano ha colpito la scuola elementare di Jabaliya, gestita dall’Unrwa (l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi), causando almeno 20 morti e decine di feriti.
I dati aggiornati all’8 agosto parlano di 1922 palestinesi morti, tra cui 448 bambini, più di 8600 feriti. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) al 31 luglio erano almeno 250.000 gli sfollati interni, rifugiati nelle scuole dell’Agenzia per i rifugiati palestinesi (Unrwa) e del ministero dell’Istruzione o in altre strutture pubbliche. Almeno altre 200.000 persone si sono rifugiate presso parenti e abitazioni private.
Oltre 1780 abitazioni sono state distrutte o rese inagibili e 10.600 abitanti di Gaza sono rimasti senza casa. Le Nazioni Unite hanno stimato che il 78 per cento dei morti a Gaza sono civili, quasi la metà di loro donne e bambini.
Gli attacchi israeliani hanno inoltre causato enormi danni alle infrastrutture idriche e sanitarie in tutta la Striscia di Gaza. Al 21 luglio, 1.200.000 persone (oltre la metà degli abitanti di Gaza) non ricevevano acqua potabile.
I danni ai servizi fognari e per il trattamento dei rifiuti, col conseguente rischio di contaminazione delle riserve idriche, hanno creato un’emergenza sanitaria.
Al 1° agosto, erano stati uccisi 61 soldati israeliani, due civili israeliani e un cittadino thailandese.
I gruppi armati palestinesi hanno lanciato 1500 razzi indiscriminati verso i centri civili israeliani. In tre occasioni l’Unrwa ha denunciato di aver rinvenuto razzi ammassati dai gruppi armati palestinesi all’interno di sue scuole che in quel momento non erano adibite a rifugi.
Le parti in conflitto, in proporzioni diverse, si sono rese responsabili di crimini di guerra.
(22 agosto 2014)
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