di Daniele Santi
Ci sono priorità, e la distruzione della vita delle persone omosessuali in Uganda è evidentemente una priorità così assoluta per le forze politiche del Parlamento da far gridare agli stessi che la legge “va restaurata entro tre giorni!” dopo che la Corte Costituzionale l’ha abrogata perché approvata senza il numero legale.
Lungi dallo scusarsi con i cittadini per avere agito in modo fraudolento, gli onnipotenti e castissimi membri del parlamento ugandese si sono precipitati a riorganizzarsi per restaurare la Legge. David Bahati (foto), colui che ha sottoposto la legge al Parlamento dando il via alla persecuzione di gay e lesbiche nel paese, ha detto che si tratta di una “emergenza legislativa” e che la restaurazione potrebbe essere votata con provvedimento d’urgenza.
Durante una intervista a Radio24 del 5 agosto scorso un attivista ugandese ha sottolineato l’enorme influenza della Chiesa nello sviluppo delle politiche antigay in Uganda ed i continui attacchi alle persone omosessuali che arrivano dai pulpiti delle chiese del paese durante le cerimonie religiose. Attacchi così forti – ha sottolineato – che rendono praticamente imposibile sradicare il pregiudizio antigay dalla popolazione.
(6 agosto 2014)
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