di Ahmed Naouali
Rainews 24 annunciava ieri sera attorno alle 19.00 che un secondo caso di ebola era stato annunciato dalle autorità nigeriane e che l’esercito si era asserragliato alle frontiere per impedire l’entrata di eventuali ammalati, come se un virus potesse essere fermato dall’esercito. La stessa testata parlava anche di 889 morti per ebola sui 1323 casi diagnosticati e della più feroce epidemia della storia causata da una variante del virus estremamente aggressiva che uccide il 90% delle persone infettate.
L’infettivologo dell’Istituto San Gallicano di Roma, intervistato dalla testata, rassicurava sui possibili casi di ebola futuri in Italia ed in Europa per le caratteristiche della malattia che si presenta a pochissime ore dal contagio e per il fatto che per contrarre il virus, che non si propaga per via aerea, bisogna entrare in contatto con i fluidi corporei de malati, anche da cadaveri, sottolinenando i grandi mezzi in possesso dei nostri operatori sanitari.
Il Post, pubblica oggi (6 agosto, ndr) una interessante analisi del Washington Post sulle ragioni dell’estendersi dell’epidemia sottolineando le diverse condizioni di modernizzazione delle zone colpite, ora molto più avanzate, che facilitano lo spostamento delle persone e quindi il contagio. Moderne condizioni che si scontrano con le credenze tribali-religiose della popolazione – radicatissime – che vogliono che siano gli stessi operatori sanitari a propagare ebola, fatto dovuto al calo di fiducia nella medicina tradizionale e nelle pratiche di salute pubblica verificatosi negli ultimi anni. Molte famiglie poi tengono nascosti i casi di contagio per non far morire i loro cari in solitudine in una stanza d’ospedale, infettandosi a loro volta. Contagi che sono difficilissimi da controllare e verificare, con il risultato che ebola si propaga.
Il presidente della Sierra Leone Ernest Bai Karoma, ha intanto dichiarato lo stato di emergenza sanitaria a causa del virus ebola.
(6 agosto 2014)
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