di Iosnodio
“L’assassino di John Kennedy non ha subito quello che ho subito in questi giorni” è la frase che tutti ricorderanno come la cretinata del secolo: l’ha pronunciata il magnifico Carlo Tavecchio, candidato alla presidenza della FIGC, che ha dato prova una volta di più della straordinaria modestia (intellettuale) degli uomini che in questo paese aspirano al potere, qualsiasi potere, per qualsiasi poltrona.
Il magnifico Carlo Tavecchio, detto anche Carlo Tavecchio Il Magnifico, evidentemente non sa che l’assassino di John Kennedy – presunto tale, non ci sono state prove per così dire schiaccianti della sua colpevolezza, tal Lee Harvey Oswald – venne a sua volta assassinato il 24 novembre 1963, due giorni dopo aver sparato al presidente americano.
In più Carlo Tavecchio Il Magnifico, con pochissimo senso di compassione verso se stesso, si paragona ad un assassino quando in realtà avrebbe dovuto paragonarsi al presidente, data la carica cui aspira.
Questo già basterebbe a non considerarlo proprio un genio e a fare drizzare le antenne a chi dovrebbe eleggerlo, ma si sa che il mondo del calcio non è l’uomo dei baciati dal dono del brillante intelletto, in più un uomo per così dire d’apparato fa – in questo paese – sempre più comodo di un uomo che non lo è. e per essere d’apparato occorre essere diciamo così, d’apparato, non dei geni.
Quindi dopo le battute sulle banane e sull’assassino di John Fitzgerald Kennedy aspettiamoci non solo un’eventuale presidenza all’altezza delle battute dell’uomo che le pronuncia, ma qualsiasi altra imbecillità possibile, perché verba volant e scripta manent. Ed il dramma starà proprio lì.
(4 agosto 2014)
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