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Argentina seconda bancarotta in 13 anni, “¡pues, da igual!”

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Cristina Kirchnerdi Giancarlo Grassi

L’Argentina è in default, per la seconda volta in 13 anni. “Pero da igual” sembra dire la presidente Kirchner con il suo entourage di esperti economici che negano la bancarotta del paese perché “L’Argentina ha pagato i suoi debiti, ma i fondi sono stati bloccati”.

Nel frattempo S&P taglia il rating del Paese e quelli di Elliot Management ricordano che sono “state proposte numerose proposte creative, tutte rifiutate dagli inviati argentini” e l’Argentina dice che la “responsabilità” è di un giudice, Thomas Griesa, andato al di là della sua giurisdizione.

Elliot Management è l’hedge fund che insieme ad altri fondi ha fatto causa all’Argentina e l’ha vinta per un pagamento di 1.500 milioni di dollari. Il quotidiano spagnolo El Paìs facendo propria la definizione del governo di Cristina Kirchner chiama i fondi “fondi avvoltoio” aggiungendo che è stata l’agenzia Standard & Poor a dichiarare il default argentino, informazione prontamente rispedita al mittente dal governo di Buenos Aires che nega invece la bancarotta.

Secondo l’agenzia ANSA Buenos Aires avrebbe spiegato di “non potere rispettare la sentenza americana” perché “gli hedge found hanno cercato di imporre al l’Argentina qualcosa di illegale”,  con il ministro dell’Economia argentina che sottolinea l’impossibilità di sottoscrivere accordi che sono “estorsioni”.

Il quotidiano spagnolo sottolinea anche la pubblicazione da parte del qutodiano argentino Ámbito Financiero di un possibile articolo dove si parla di un accordo tra le banche del Paese ed i “Fondi Avvoltoio” che garantirebbe che saranno proprio i banchieri argentini a pagare il 100% dei 1.500 milioni di dollari reclamati, per evitare il default.

Con quali conseguenze sulla libertà di manovra economica di Cristina Kirchner in quel che resta del suo mandato, è tutto da vedere.

Il ministro dell’Economia da parte sua, ha tenuto a sottolineare che  il governo “non firmerà nessun accordo che comprometta il futuro degli Argentini”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(31 luglio 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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