di Giovanna Di Rosa
Per tutta la giornata del 29 luglio, e ne avremmo fatto volentieri a meno, abbiamo seguito il dibattito in corso al Senato per le riforme costituzionali, la modifica del titolo V della Costituzione, la riforma insomma che tutti auspicavano quando nessuno aveva detto che l’avrebbe fatta e che oggi tutti avversano perché qualcuno la vuole fare.
In tutto questo casino, insulti da parte del M5S, i cittadini arrivati in parlamento per rivoltarlo come un calzino (come volevano fare con la RAI, cosa sta facendo il bravo Fico?) che con il regolamento in mano e nessuna capacità di interpretarlo né capirlo gridano, rossi in faccia come avvinazzati, con la raucedine e la rabbia repressa del popolino ignorante che non ha mezzi che non siano gridare – per fare quello non c’era bisogno di farsi eleggere, bastava gridare dai bar come tanti continuano a fare – che bloccano i lavori ogni due per tre. Insulti a Grasso e grida da parte di Senatori di partitini finiti lì per grazia del dio Cencelli e che si sentono grandi abbastanza per fare proclami.
Risultato, tre emendamenti approvati in tre ore. E in mezzo a tutto ‘sto casino – mi dispiace scriverlo – gli Italiani che hanno seguito il dibattito e che lo seguiranno in streaming o via satellite o dove vogliano, trarranno la conclusione che Renzi ha ragione, che il Senato è inconcludente, cialtronesco e va quindi abolito, cosa che mi fa rabbrividire, ma per fortuna ci sarà un referendum (prima della votazione finale, anche con i tre terzi di maggioranza a favore, questo ha detto il Premier) e c’è la speranza che poi gli Italiani scelgano con coscienza ed intelligenza.
E mentre fuori dalle Istituzioni Beppe Grillo grida – gridano e basta! – che il M5S se ne andrà dal Parlamento (speriamo ci dica se ritiene di andarsene anche da quello Europeo) e si fa votare dai soliti 21mila e qualcuno che con una maggioranza dei soliti 17mila e qualcosa sono d’accordo con lui, mentre il presidente del Senato Grasso ci mette del suo per aumentare le tensione in aula, in Senato il capogruppo pentastelluto dichiara che “Il M5S vuole la pace, ma fino ad un certo punto…”, una dichiarazione che fa rabbrividire anche se a pronunciarla è il capogruppo di una compagine ridicola che non potrebbe calcare nemmeno le scene di una filodrammatica e che invece è riuscita a catalizzare milioni di voti.
(30 luglio 2014)
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