di La Karl du Pigné
Dopo uno spettacolo teatral/drag a metà strada tra una mezza prova sul palco e una combinazione di spettacoli in playback e seri monologhi classici recitati appositamente stile cagna drammatica, un gruppo di una decina di drag queen si ritrova in un grande giardino assieme a gran parte della platea che ha assistito alla performance. Indovinate, c’è anche la mia amica lella di Ciampino, venuta a vederci con, in ordine sparso, una delle due parrucchiere di “Quando ce l’hai dentro – prima parte”, la madre della lella, la sua “fidanzata” della quale la madre non sa nulla e un non meglio specificato gruppo di tre o quattro persone, amici “de comitiva”. Ci incontriamo alla fine dello spettacolo, dopo gli usuali ringraziamenti, baci, abbracci, foto e chiacchiericci vari. Più o meno simultaneamente la decina di favolose drag queen , accompagnate da uno sciame di amici e amiche si sposta verso l’area ristorante. Io vengo placcato dalla lella che mi invita al suo tavolo.
“Dai, La Karl, famose du’ risate!” esordisce ridendo. “Si, lelletta, adesso arrivo ma ti prego, non fare come al solito, ogni volta che ti incontro me ne combini qualcuna. Hai questa rara capacità di contornarti di persone imbarazzanti. Faccio un giro qui e poi arrivo”. Mi muovo tra i tavoli per salutare un po’ di amici e amiche. Vengo bloccata davanti al bar da una coppia, un lui/lei, entrambi piacenti, devo dire soprattutto lui: lei gli sta un mezzo passo dietro, mezza coperta, un’aria molto remissiva. Mi guarda dal un po’ di traverso, timidamente.“Possiamo farti i complimenti? Sei stata bravissima!” mi dice lui. “Grazie, troppo buono, quelle che sono brave sono le mie ragazze che hanno fatto tutto lo spettacolo, io in verità sono semplicemente una presentatrice”.
“Si vede che siete un gruppo affiatato, e si capisce che sei una persona molto sensibile…” dice lui con fare mellifluo. Io capisco subito the situation e cerco di smarcarmi al volo. “Grazie, caro, fa sempre piacere ricevere apprezzamenti per il proprio lavoro”. Lui, di rimando “Vorremmo invitarti al nostro tavolo a bere qualcosa, ci piacerebbe conoscerti un po’ meglio… Sai, piaci molto a mia moglie, ha questa passione per gli uomini vestiti da donna”. Nonostante sia molto disponibile e aperta rispondo con un secco “No, guarda, a me non interessa proprio, se ti guardi un po’ intorno vedrai che stasera di uomini vestiti da donna ce ne sono almeno una quindicina, e anche se dubito fortemente, magari qualcuno ci casca”. Lei sempre zitta: “Mi dispiace che la pensi così, però a voi gay non vi capisco proprio, siete un po’ limitati. Potresti avere me e lei, non ti prende proprio?” “”Ma de che? Scusa per venire con te, ammesso che tu mi interessi, devo prendermi pure tua moglie? Ma tu con me da solo ci verresti?”, “No, non mi passa proprio per la testa”, “Ecco vedi, quindi perché dovrei io?” Lo guardo basito, mi alzo e mi allontano speditamente verso il tavolo della lelletta, che, nel frattempo si è fatta un piatto al buffet ricorda la confezione a piramide di Ferrero Rocher. Metto due stupidaggini nel piatto seguendo la coppia che nel frattempo si è rimessa in cerca girando fra i tavoli, lui davanti, lei dietro di qualche passo. Fra me e me penso che dopo l’incontro con la coppia il tributo all’imbecillità io l’abbia già pagato.
“Bravo, complimenti… “, “Mi sono divertito molto…” . “Grazie, troppo buoni” rispondo io. “Ma il tuo compagno non c’è, stasera?”, chiedo a 2 di 2, facendo finta di non sapere che, dopo l’ultimo incontro, 1 di 2 si è molto scocciato di come è andata a finire la serata.. “Ehm! No… sai non potevamo lasciare il negozio, oggi è sabato e puoi immaginare quanta gente vuole sistemarsi per il week end. Ma io proprio non volevo mancare, ero molto curioso di vedere uno spettacolo di drag queen dal vivo. Ma Lui (L maiuscola, attenzione, lo si capisce da come lo dice) mi ha detto di venire, ce l’avrebbe fatta da solo”.
“Buon per te, spero che tu ti sia divertito”. “Mi avete fatto ridere molto, siete troppo brave, e anche molto sensibili. Non c’è niente da fare, si vede, quando uno nella vita ha sofferto, anche nelle cose artistiche”. Mi va di traverso il ricciolo di porchetta che mi sono servito qualche minuto prima al buffet. La lelletta, stronza, come al solito, se la ridacchia. E poi, con l’aria saccente che non si capisce perché debba avere un tipo che al nostro primo incontro ha detto in tutto otto parole, 2 di 2 continua: “Ma, scusa se te lo chiedo,ma tu come le scegli le drag queen del tuo gruppo?” Ed io: “Beh! Ci conosciamo da anni, con alcune mi è capitato di lavorare in tempi passati, altre hanno fatto il corso di drag queen che organizzo ogni anno e ci è venuto naturale formare un gruppo”. “Ah, ecco! Io, per quanto ho potuto vedere su Internet, pensavo che le drag queen fossero tutte belle, un po’ fotomodelle per capirci, tipo quella americana di colore, Ru Paul. Invece nel tuo gruppo siete … diverse. C’è anche un trans, no? Tutte simpaticissime eh!” Poi, con l’aria di chi sta dicendo una cosa intelligentissima, stacca il tagliando del secondo vaffanculo della serata: “Magari, forse qualcuna ha incominciato a travestirsi perché da uomo gay non riusciva a ….. insomma, hai capito…”. “No, non ho capito, ma spero che tu non intenda che siccome da gay non siamo belli ci vestiamo da donna così rimorchiamo”. “Beh! Può essere, no? Certo, io non lo farei mai. Che squallore!”
L’ultimo ricciolo di porchetta proprio non riesce a scendere, mi ci vuole un po’ di vino. La madre della lelletta intanto annuisce con la testa seguendo la conversazione di 2 di 2. Non ce la posso fare, senza dire una parola vado al bar. Vino, poi faccio per ritornare al tavolo della lelletta, che nel frattempo ha parlato fitto fitto con il gruppo di amici. Cosa mi aspetterà? Conosco quella iena della lella, avrà architettato qualcosa per farmi scattare.
(continua…)
(28 luglio 2014)
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