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Lettera aperta a Lei, egregio Signore, proprio a Lei…

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Come se fosse una cosa seria, rispondiamo ad uno stimato Signore che approfitta di un nostro articolo a firma Daniele Santi, per attaccarci sulla sua pagina Facebook e tutti i gatti miao. Non faremo nomi e cognomi, perché noblesse oblige, e perché siamo gente di pace. Sul serio.

Non come certuni che parlan di pace e fan la guerra in ogni occasione.

Il nostro articolo era il seguente:

Uganda, cinque arresti per “propaganda” all’omosessualità
di Daniele SantiIl quotidiano panafricano Mambonline (in lingua inglese, c’è chi si arrabbierà tacciando loro e noi di sudditanza agli USA, per via della lingua, perché siamo a quel punto lì…) informa – citando il quotidiano ugandese Daily Monitor – di cinque arresti legati a questioni collegate con la “propaganda” [sic] dell’omosessualità.
I cinque arrestati sono “sospetti omosessuali” che “apparentemente hanno promosso l’omosessualità” e “reclutato bambini”, questi sono i termini in cui la questione viene esposta dal vergognoso organo di stampa locale.
Di certezze nessuna: solo lo sbandieramento della presunta omosessualità altrui e dell’adescamento, che è sempre meglio che occuparsi di cose serie come i conflitti armati al confine del paese, il pericolo islamista filo-Boko Haram alle frontiere, perché come sanno in molti che parlano di pace gli integralismi viaggiano velocemente, la scellerata presidenza di Museveni, le disastrose condizioni economiche del paese, l’HIV che aumenta spaventosamente tra la popolazione eterosessuale.
Solo recentemente il governo ugandese aveva sbandierato ai quattro venti che le leggi antigay del paese non sono antigay. Non aveva spiegato cosa sono in realtà.

La risposta dello stimato Signore di cui sopra – che ci è stata girata da un nostro lettore attraverso uno screen capture che non pubblicheremo per non divulgare le generalità del Signore in questione,  è la seguente:

Va bene non sapere che in Uganda l’inglese è lingua ufficiale, va bene ignorare che il paese cresce economicamente da anni, va bene fare confusione e pensare che Boko Haram sia in Uganda e non in Nigeria… ma perché ostinarsi a scrivere articoli sulla situazione del paese se non se ne sa proprio nulla e persino ironizzare sulle evidentemente numerose proteste dei lettori? Sono troppo esigente io? Davvero non si può pretendere un minimo di qualità da certi media LGBT?

La nostra risposta allo stimato Signore:

Stimato Signore,
                                  sappiamo che ci legge e che ci segue con attenzione, anche se l’attenzione non è mai troppa, dato che puntualmente rileva che non sappiamo fare il nostro mestiere, cosa che non può che riempirci d’orgoglio perché i giudizi negativi e gratuiti non sono mai utili a chi li esprime, ma solo a chi ne è vittima, tuttavia – per bontà d’animo – ci vediamo costretti in questa circostanza a venirLe incontro in modo che comprenda meglio il nostro pensiero.
 
  • La battuta “…in lingua inglese, c’è chi si arrabbierà tacciando loro e noi di sudditanza agli USA, per via della lingua, perché siamo a quel punto lì…“, era riferita a Lei – dato che sappiamo che ci segue con attenzione, fin troppa – che si ritiene evidentemente il solo ad essere a conoscenza che in Uganda la lingua ufficiale è l’Inglese. Potremmo risponderLe che qualcuno di noi è sposato con un’ugandese, ma sarebbe come sparare sulla Croce Rossa… Perché siamo a quel punto lì…
  • E’ vero che l’Uganda cresce economicamente da anni, ma Lei che è informato su tutto, saprà anche che questa crescita economica non si traduce necessariamente – e in questo caso NON si è tradotta – in maggior benessere per i cittadini. Succedeva anche nella Tunisia di Ben Alì, crescita del Pil al 3,5% annuo, per anni il piu alto dell’Africa, ma i Tunisini erano ai limiti della povertà. Lei che è onnisciente non avrà certo bisogno delle nostre spiegazioni…
  • Se avesse letto attentamente il nostro articolo anziché farsi accecare dal livore, avrebbe trovato esattamente quello che diciamo di Boko Haram, ma non l’ha fatto. E di movimenti ed incursioni di terroristi islamisti al confine con l’Uganda ha scritto una decina di giorni fa un autorevole sito africano di lingua francese. Lei che può tutto non avrà difficoltà a rintracciare il link.
  • L’ironia di quelle che lei chiama “evidentemente numerose proteste dei lettori” era riferita a Lei, egregio e stimato Signore, che sappiamo ci segue con attenzione, che non è mai troppa, e che non solo ci legge ma scrive e parla di noi non appena gliene diamo l’occasione (e ci creda, lo faremo sempre più spesso, per il Suo, ma soprattutto per il nostro divertimento). Il mondo è piccolo. Anche nei giudizi verbali ci vorrebbe saggezza, ma non si pretende tanto. In più l‘evidente e gratuito pregiudizio che ha nei nostri confronti – Lei che  si professa così legato alla pace e all’uguaglianza – dovrebbe forse farla riflettere un po’, non crede?
  • Lei continua, in ogni salsa, a definirci un media LGBT. Lei che pretende la correttezza dell’informazione a tutti i costi, Lei che è il purista della precisione e dell’informazione puntuale, ci dà una connotazione che non ci appartiene. Noi siamo un quotidiano di informazione politicamente scorretto che pubblica anche notizie a carattere LGBTQI, e che si avvale anche di collaboratori con un punto di vista LGBTQI. Lo diciamo per amore della correttezza di cui Lei pretende di farsi portatore, non perché ci dispiaccia essere scambiati per ciò che non siamo.
 
Un ultima cosa stimato Signore. Lei è un eccellente professionista: dato che certamente noi non possiamo solcare le alte vette cui Lei è stato destinato, ci lasci per favore vivere nel nostro lordume intellettuale e non si occupi di noi con tanta veemente determinazione. Davvero, ci dà troppa importanza.
 
Non sarà che dandone a noi, ne dà un po’ di più anche a Lei?
 
Cordialissimi saluti.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

(14 luglio 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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riproduzione vietata

 

 

 

 

 

 

 

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