di Il Capo
Quando Bo Summer’s ha cominciato ad inviarci i suoi pezzi per quella che sarebbe poi diventata la rubrica fissa “La Pagina dello Zio Bo”, rimasi folgorato dalla sua lucidità, dalla sua capacità di vedere al di là delle apparenze, dal suo spirito critico (e non caustico, come molti hanno pensato che fosse) condito di quella feroce ironia che solo le grandi menti possono permettersi di usare.
E’ stato subito evidente per me, per Max Calvo, per coloro che abitualmente collaborano a questa testata sotto un regime ben poco democratico che dei pezzi di Bo Summer’s non si sarebbe dovuto toccare nulla, nemmeno i refusi, non si sarebbe dovuto censurare nulla, perché avevamo tra le mani dei magnifici gioielli che l’autore ci regalava per bontà d’animo (opportunismo, spirito diabolico, vendetta, volontà di affermazione, gentilezza, incoscienza, delirio, delirium tremens, alzheimer, volontà di distruzione? che cazzo me ne frega!) erano letteratura. Di quella buona. Buonissima. Vera. Fatta con le viscere, il sesso ed il cuore. Che è ciò che grido ai miei attori durante le prove.
Bo Summer’s si è stupito – anche pubblicamente – che tanto #El Horno come gli altri scritti venissero pubblicati senza censure, senza filtri, esattamente come lui ce li inviava: ma essendo evidente che ci venivano regalati pezzi di straordinaria profondità, altrettanto evidente era che Bo Summer’s avrebbe potuto scriverci quello che voleva, quando voleva, secondo i suoi tempi, le sue voglie e possibilità, secondo le sue incazzature, la sua vena polemica, secondo n’importe quoi, e che noi l’avremmo pubblicato comunque. C’erano porte aperte per Bo Summer’s. Anzi spalancate. Perché volevo fortemente che Gaiaitalia.com fosse la sua casa.
Speriamo di esere riusciti nell’intento, ma non ne sono sicuro. Rimangono aperti capitoli e dialoghi che con Bo Summer’s non abbiamo mai chiuso vittime come siamo stati della bancocrazia burocratica o della burocrazia bancocratica di questo paese che per mere questioni di stupidi moduli ed indirizzi ci ha impedito per mesi di riuscire nell’impresa sì simple di dare vita al nostro progetto editoriale e ad alcune iniziative culturali – problemi che finalmente paiono essersi risolti.
Non mi sto scusando con Bo Summer’s come fanno i bambini con paparino, è troppo intelligente per riservargli un trattamento del genere. Sto scusandomi con me stesso, e con i miei collaboratori, per essere stato vittima di questo paese dove anche nettarsi il culo rischia di diventare un problema qualora tu abbia la sfortuna di incontrare qualcuno che voglia informarti sullo spessore della carta igienica.
Però grazie, a Bo Summer’s voglio dirglielo da questa pagina.
E dirgli anche che ciò che lui ci ha regalato è quanto di più lucido mi sia capitato di leggere negli ultimi dieci anni. Qualcosa che disperavo di leggere. E dirgli anche che spero non sia finita qui.
Perché della scrittura di Bo Summer’s, o Fabio Galli che chiamar si voglia, c’è bisogno.
Con l’affetto e la stima che si hanno per un fratello lontano.
P.S. E’ evidente, inutile sottolinearlo sarebbe, ma va fatto, che la rubrica “La Pagina dello Zio Bo”, resterà dov’è, a meno che il suo autore non abbia altri desideri al riguardo…
(8 luglio 2014)
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