di Rosario Coco twitter@RosarioCoco
Sul caso Spinelli ci sarebbe molto da dire. All’indomani di un risultato storico, la Lista Tsipras viene colpita da una bega diplomatica di quelle che conviene presto dimenticare e lasciarsi alle spalle, onde non rovinare quella posizione faticosamente conquistata presso l’opinione pubblica.
Spesso si dice “largo ai giovani”. Anche a sproposito. Persino per Renzi, sin dai tempi della rottamazione, che di innovativo ha portato solo un’operazione di marketing politico unita ad una forte dose di carisma personale. Onore al merito, ma non è quello che ci serve.
Barbara Spinelli ha tradito una promessa. I discorsi stanno a zero. C’è una carta firmata, la stessa firmata da Moni Ovadia, anche lui votatissimo , che tuttavia ha rinunciato al seggio rispettando quanto sottoscritto in precedenza.
A nulla serve tirar fuori le ambiguità di SEL e dei partiti da cui provengono i candidati in questo modo penalizzati. La sinistra del domani la si può costruire solo con la coerenza delle proprie azioni, a partire dalle più elementari.
Dicevamo di Renzi: chi rappresenta i giovani? Se non ci serve certamente la sua verve comunicativa, di sicuro abbiamo bisogno di chi in questi anni ha saputo interpretare i cambiamenti veri, le sofferenze di precari e disoccupati, i drammi di un sistema istruttivo e formativo al collasso, l’ansia di chi, anche dalla parte di chi dovrebbe dare lavoro come piccole e medie imprese, non riesce a progettare un futuro. Le battaglie di una generazione, insomma, che non è quella delle slides del Premier. E, purtroppo, non è neanche quella di Barbara Spinelli, che con questo voltafaccia tradisce una domanda di sincerità e autenticità che viene rivolta oggi al mondo della politica in maniera sempre più urgente.
Una scelta, inoltre, fatta in un silenzio assordante, fuggendo anche il confronto dell’assemblea di sabato, la prima in cui si riuniva la Lista Tsipras per iniziare un lungo percorso di costruzione.
Pensando a Marco Furfaro e a tutti i giovani che hanno lavorato con lui, che rappresentano certamente qualcosa di molto diverso dal proprio partito, mi viene in mente un detto delle mie parti: “si chiude una porta si apre un portone”.
Adesso, se vogliamo un sinistra pluralista, progressista, che sappia rappresentare una vasta area del Paese che ha riposto matita e tessera elettorale da tempo, non ci sono dubbi che la devono fare davvero i giovani. Non giovani qualsiasi, ma persone che hanno dimostrato di saper testimoniare e rappresentare certi temi, persone che hanno fatto politica e attivismo civile al tempo stesso. E che in questa campagna elettorale, come ha denunciato lo stesso Furfaro, sono stati carne da macello. Ce ne sono tanti. E’ ora che vengano fuori.
(9 giugno 2014)
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