di Giovanna Di Rosa
Lacrimogeni, cannoni ad acqua, arresti, pestaggi, l’interdizione del centro di Istanbul e della capitale Ankara, l’uso privato dello stato per fini personali. Questo è il volto del dittatore turco Erdogan che dopo lo scandalo che ha visto coinvolti alcuni dei suoi ministri e due dei suoi figli ha irrigidito le norme contro coloro che chiedono giustizia e democrazia.
Rainews riferisce di scontri, nuvole di lacrimogeni, ore di scontri, di tredici persone ferite e di 103 arresti nella sola Istanbul con il premier Recep Tayyip Erdogan che trasforma in una giornata di violenza una giornata di manifestazioni pacifiche all’insegna dei fiori e dei libri per ricordare che il governo ha ucciso 8 dimostranti solo un anno fa.
La brutale sete di violenza e potere di Erdogan, accecato dal timore di perdere le presidenziali di agosto, ha armato la mano della Polizia alla quale sono stati dati ordini di non usare la mano leggera.
Erdogan sta trasformando la Turchia in una dittatura assoluta con la scusa dell’islamismo moderato [sic] e del rispetto della tradizione culturale del paese. Cambia le leggi a proprio piacimento per salvare parenti ed amici e fa pagare la corruzione del suo entourage a chi chiede il rispetto delle regole democratiche e delle leggi (il codice penale turco non prevede la proibizione delle manifestazioni pacifiche).
Rischia grosso Erdogan, il potentissimo esercito turco potrebbe decidere di non stare più a guardare in silenzio.
(1 giugno 2014)