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#noomolesbotransbifobia, per cominciare comincino i gay a smetterla di chiamarsi froci l’un l’altro…

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Isteria 300x450di Il Capo

Ne ho lette di tuuti i colori in questi due giorni… A partire dai soliti trolls che si son messi di traverso anche attraverso il nostro account Twitter, con robe geniali tipo, “va bene essere contro l’omofobia, ma i gay non vorranno mica essere i padroni del mondo”, primo tweet di un imbecille che abbiamo bloccato, che i trolls noi li blocchiamo subito.

Poi è stato il momento di un sito di lingua inglese che parla di “sexual diversity”, così come se niente fosse, e proprio in quel senso lì, al quale forse ci toccherà anche di scrivere, noi che siamo un quotidiano dove l’80% dei collaboratori gay non è, per ricordare loro che parlare ancora di “sexual diversity” è omofobia pura, e che il linguaggio è insieme la causa e l’effetto delle nostre azioni, quando le precede, e della nostra stupidità, quando la giusitifica.

Quindi è stato il momento di una riunione informale per questioni lavorative dove un paio di attori che avrebbero potuto far parte del cast di una delle nostre prossime produzioni, entrambi gay, hanno pensato bene di esprimersi su altri omosessuali di loro conoscenza, interni all’ambiente teatrale, riferendosi a loro come “froci da palcoscenico” definizione divertentissima all’interno di una improvvisazione di cabaret di quart’ordine, ma non quando si parla di diritti.

Allontamento dei virgulti e conseguente riflessione del Capo.

Fino a quando, si chiede il Capo, le persone omosessuali continueranno a chiamarsi “frocio” l’un l’altro? Fino a quando continueranno certi incoscienti componenti la discriminata comunità LGBTI ad essere sordi di fronte alle più elementari regole di comportamento, quelle stupide che dicono ad esempio “se vuoi rispetto offrilo”? Fino a quando io, omosessuale negli anta, dovrò sopportare gli aspetti discriminatori legati alla mia età e dal patetico giovanilismo, all’eterna pretesa di giovinezza, fatto di palestre lifting e disperazione, leggendo l’orrore, quando non la paura, quando non lo schifo ed il desiderio di gridarmi in faccia “vattene brutto vecchio”, se e quando per caso mi avvicino per chiedere una semplice informazione tipo magari “dimmi che ore sono per favore, mi si è spento il cellulare”?

I compagni gay, è a loro che mi riferisco, hanno bisogno di imparare cose basilari come l’educazione, il rispetto per loro stessi e per gli altri, e la necessità di vivere in modo sobrio senza pensare di essere perennemente su un palcoscenico dove tutti li guardano, è atteggiamento infantile e controproducente, e la pazienza di tutti ha un limite.

Hanno bisogno di piantarla con la loro misantropia travestita da socialità, la loro misoginia travestita da amore per le donne, la loro lesbofobia travestita da critica costruttiva, la loro feroce ambizione travestita da amore per gli altri, dal loro andare dove li porta il glande travestito da amore.

Hanno bisogno di capire che, come dice un grand’uomo, le grandi rivoluzioni partono da noi. Sempre e solo da noi.

Poi se si preferisce, si può sempre continuare a dar la colpa agli altri e a chiamarsi froci l’un l’altro.

Questione di scelte.

Buon 17 maggio a tutte e a tutti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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riproduzione vietata

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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