di Giovanna Di Rosa
Dicono i quotidiani seri, quelli nazionali, quelli che scrivono bene, che Matteo Renzi abbia risposto “Non accettiamo gli ultimatum di nessuno, men che mai di Renato Brunetta. Se decidono di stare al gioco delle riforme ci stiamo. Se vogliono sfilarsi ce lo dicano, al Senato ce la facciamo”, dopo che il forzitaliota Brunetta aveva deciso di puntare gli augusti piedini gridando di prima mattina che il premier è in minoranza nel partito, cioè in parlamento, ma che loro si sfileranno se l’Italicum non sarà approvato prima di Pasqua e bla bla bla, tante brunettanate.
Forza Italia è alla frutta, o alla canna del gas, come volete voi. Tra qualche giorno Burlesconi saprà qual’è il suo destino: domiciliari o servizi sociali. E in ciascuno dei casi la sua “sparizione” evoca un redde rationem senza esclusione di colpi, anzi, all’arma bianca.
Brunetta sta già cominciando a fare il capo, che ce ne vuole sempre uno nel mondo del nanismo politico chiamato Forza Italia dove meno ne sai e più te de danno, di spazio e di poltrone, e di possibilità di gridarla tutta, la tua incapacità, la tua rabbia, la tua indisponibilità a mantenere ciò che dici tanto è sempre colpa degli altri.
La sensazione è che stavolta siano all’angolo, che siano davvero costretti a spararle grossissime per illudere il loro elettorato di essere ancora indispensabili. Complicato, se il sondaggio di La 7 che leggiamo mentre scriviamo e che dà Forza Italia in calo, con M5S e PD in crescita, si avvicina alla verità.
A poche settimane dalle Europee a Brunetta non resta che gridare.
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