di Aurelio Mancuso twitter@aureliomancuso
Esser genitori è molto faticoso, se poi i figli li condividi con un partner eterosessuale da cui ti sei separata o separato dopo la traversata intima del riconoscimento del tuo orientamento sessuale prevalente, allora le cose si complicano. Dal 2011 la rete Genitori Rainbow associa le persone che hanno questa esperienza e cercano di ricostruire, molte volte con successo, una propria identità genitoriale in armonia con la sessualità e sentimentalità.
Quei 100mila bambini con genitori omosessuali di cui parlano le ricerche, sono nati per la stragrande maggioranza dei casi proprio da storie d’amore dove eterosessualità e omosessualità (bisessualità, transgenderismo) si sono incontrate. Nei giorni scorsi la rete dei genitori omosessuali si è riunita a Roma, presso il Circolo Mario Mieli, ed è visibile che sia cresciuta, si sia articolata in molte città italiane, e come la consorella Famiglie Arcobaleno, da cui è nei fatti maturata e poi nata, raccolga oggi una crescente attenzione anche dentro la comunità lgbt.
Al centro dell’affermazione fondativa c’è la rivendicazione di un riconoscimento (oltre le leggi) della pluralità delle famiglie omosessuali, che possono essere assai differenti fra loro: senza figli, con figli da genitori entrambe omosessuali, ricostituite provenienti da precedenti rapporti eterosessuali, e così via. Quest’ovvia sottolineatura, ha però un valore importante all’interno della riflessione culturale del movimento lgbt.
I Genitori Rainbow mettono tutte e tutti noi in guardia rispetto a una possibile omologazione di modelli, di rappresentazione pubblica delle nostre relazioni, evocando la necessità di esser tutt* noi capaci di esser coerenti. La nostra “liberazione” muove proprio dalla constatazione che le libere individualità debbano esser tutelate come portatrici di un pluralismo che è nei fatti (presente nei secoli passati e pesantemente represso), che le sessualità, ancor prima di esser catalogate (purtroppo a volte sono necessarie le semplificazioni) sono da rispettare.
Tutto bene, tutti d’accordo?
No, non è così, anche dentro la collettività lgbt permangono atteggiamenti moralistici (incredibile vero?) che spingono qualcuno ad affermare che solo determinati modelli familiari omosessuali sono da inseguire. Interroghiamoci invece perché, ancora oggi, nel 2014 ci sono milioni di persone omosessuali che si nascondono in matrimoni o relazioni eterosessuali. Riflettiamo perché la rappresentazione mediatica delle nostre coppie sia sempre più simile alla quotidianità delle coppie eterosessuali.
L’omologazione può esser un buon viatico per ottenere diritti e accettazioni sociali, o invece bisogna ammettere che i nostri sono ancora “lavori in corso”?
Associazioni come Famiglie Arcobaleno e Genitori Rainbow, pongono alle coppie e/o single senza figli sollecitazioni interessanti, così come la tendenza delle giovani generazioni a ricercare stabili relazioni amorose è una differenza enorme rispetto a chi 20/30 anni fa si scopriva omosessuale. Quest’articolazione dei rapporti, di relazioni sessuali e sentimentali, sta cambiando profondamente la comunità lgbt italiana, e quindi, un’univoca rappresentazione, non è per fortuna, più possibile.