di Daniele Santi
Insomma, quegli 850mila euro all’anno, dati gli straordinari risultati di Treni Italia, con i treni che sono puntualissimi, l’eccellente pulizia, la manutenzione, il silenzio con cui corrono sulle modernissime infrastrutture, le rotaie, la gentilezza del personale [sic] e l’eccellente servizio on-line (oh my god!), e i pendolari che possono vantare di godere di un servizio dalla puntalitèa proverbiale. Senza dimenticare la straordinaria pulizia dei cessi ubicati ormai, nei treni regionali ed interregionali, ogni cinque o sei carrozze. Quando non sono chiusi.
E’ con questi grandi risultati alle spalle che Moretti ha minacciato di andarsene se gli abbasseranno lo stipendio: lo ha fatto con il tono arrogante dell’uomo che si sente capo e come tale non deve rendere conto a nessuno. Lo ha fatto con la protervia dell’eroe impavido che non vede riconosciuta la propria impresa. Lo ha fatto con lo spirito di squadra di chi minaccia una classe dirigente indicando nei colleghi managers di altre aziende statali il gruppo di coloro che se ne ne andranno in massa (la porta è aperta, grazie tante). Lo ha fatto con la sicurezza di chi sente già messo alla porta ed èe convinto di poter dettare le condizioni della buonuscita. Lo ha fatto paragondando il suo stipendio, non i suoi risultati all’AD delle ferrovie di stato tedesche.
Ci vuole modestia in questo paese di cialtroni giunti al capolinea che devono lasciare le poltrone.
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