di Giancarlo Grassi
Tolleranza s. f. [dal lat. tolerantia, der. di tolerare «sopportare, tollerare»].
1. La capacità, la disposizione a tollerare, e il fatto stesso di tollerare, senza ricevere danno, qualche cosa che in sé sia o potrebbe essere spiacevole, dannosa, mal sopportata: avere, mostrare t. per il freddo, per il caldo, per i climi più diversi; non t. dell’organismo per determinati medicamenti, dello stomaco per alcuni cibi; avere o non avere t. per un medicinale, per un farmaco (per la penicillina, per i sulfamidici, ecc.). In biologia, t. immunitaria o immunologica (o anche immunotolleranza) (…)
2. Il fatto di tollerare, nel senso di consentire o ammettere che qualche cosa esista, sia fatta, avvenga. In partic.:
a. Atteggiamento teorico e pratico di chi, in fatto di religione, politica, etica, scienza, arte, letteratura, rispetta le convinzioni altrui, anche se profondamente diverse da quelle cui egli aderisce, e non ne impedisce la pratica estrinsecazione, o di chi consente in altri, con indulgenza e comprensione, un comportamento che sia difforme o addirittura contrastante ai suoi principî, alle sue esigenze, ai suoi desiderî: avere spirito di t.; ci vuole un po’ di t. per le idee altrui; pur essendo un uomo all’antica, ha sempre dato prova di t. nei riguardi dei giovani e della contestazione giovanile; Erasmo da Rotterdam fu l’assertore del principio della t.; la complessa storia del problema della t. religiosa, da parte degli stati, dei governi, delle comunità (…) Treccani.it
Ci sono anche altre accezioni, che ci servono a poco. Le abbiamo riportate a beneficio di Modena la Grassa, bella pasciuta nel suo benessere e nelle sue villette con il cancello di ferro sbattuto, con le sbolferone per la strada (sbolfero, colpo di vento improvviso e fastidioso, da cui sbolferona, donna che si da molte arie) che si mettono il vestito nuovo per andare al mercato di via Albinelli, dove ci son troppi negri, ma si compra bene e con tutti quegli extracomunitari lì, dove andremo a finire, ma tanto fanno i lavori che non voglio fare io, che gli venga un canchero lavoran solo loro e a me non m’interessa se sei gay, io ti tratto bene lo stesso [sic], pensando di dire cose intelligenti.
Sono un po’ rudi e razzisti, ma non lo sanno e si senton colti ed internazionali e non è colpa loro. Li crescono così. Passeggiano per i 250 metri di via Emilia, come se fossero nella Fifth Avenue, ma la realtà è soggettiva, lo dicono anche gli psicologi più cani.
All’interno di questo purpurrì, lo pronunciano così in sfregio al francese più colto, matura la decisione di non permettere a Vladimir Luxuria di tenere una confrenza al Liceo Muratori, dove ci va la Modenabene, con i genitori sul pulpito fieri oppositori della libertà di cui delirano e promotori orgogliosi della tolleranza made in Modena, e con il voto a Giovanardi nel cuore.
La grande Modena che è perfettamente consapevole del fatto di tollerare, nel senso di consentire o ammettere che qualche cosa esista, sia fatta, avvenga, molto meglio se lontano dalle sue mura, o dal suo centro storico, o dal Liceo fiore all’occhiello, dove tutti quelli che lo frequentano continuano a chiamarsi per tutta la vita con i nomignoli degli anni liceali, impedisce ai suoi studenti l’autodeterminazione: cioè l’invitare come conferenziere un personaggio pubblico che è prima di tutto una donna di cultura.
Appoggiano felicemente su Twitter il provincial diniego gli omofobi della ManifPourTous che a un nostro Tweet rispondono bla bla bla ed altri rappresentanti della provincial ignoranza che si sentono coinvolti non in quanto esseri umani, ma in quanto modenesi. Perché non è detto che le due cose vadano insieme.
Sono le genti che si oppongono alla legge contro l’Omofobia in nome della libertà di opinione (la loro) e che impediscono agli altri, in questo caso a Vladimir Luxuria, protagonista a Modena di memorabili serate teatrali in tempi migliori, di esprimere la loro.
Questa è per l’appunto la tolleranza che conoscono: il fatto di tollerare, nel senso di consentire o ammettere che qualche cosa esista, sia fatta, avvenga.
Poi se la prendano con la Treccani.
P.S. Nel frattempo, mentre ci aspettiamo di ricevere un sacco di insulti, aspettiamo anche sviluppi sulla vicenda (magari è intervenuta anche la modenese Arcigay in tutto il suo splendore, che han detto “niet” anche al suo presidente, tal Alberto Bignardi), o magari una replica di chi si oppone, magari articolata, che – qualora non cozzi con i nostri principi di tolleranza – avremo anche la magnanimità di pubblicare.
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