di Daniele Santi
Il consigliere di Trento che cerca visibilità fa prove di totalitarismo alla Putin insieme a sette amichetti del centrodestra ha presentato un’interpellanza per togliere alle coppie dello stesso sesso i loro figli per ricollocarli “in un ambiente che favorisca il pieno sviluppo umano fino a quando si possa prevedere in modo definitivo alla loro protezione”.
Immediata è giunta la presa di posizione di Flavio Romani, presidente di Arcigay, che senza mezzi termini e come se servisse, ha dato una secca risposta a Claudio Cia (che Claudio KGB proprio non si poteva) ricordando che la “mostruosa richiesta” è accompagnata da “argomentazioni surreali, che addirittura disconoscono il rapporto tra genitore e figlio in caso di genitori omosessuali”.
Romani ha parlato di “Un atto inaudito, che supera in violenza i peggiori regimi totalitari. Una dichiarazione di ignoranza e inciviltà, che manipola la Costituzione e i Trattati a difesa dell’infanzia, stravolgendone il senso e arrogandosi il diritto di decidere sopra le teste dei più piccoli e dei loro genitori”.
Flavio Romani ha sloganato “Giù le mani dai nostri figli”, aggiungendo infine di trovare “inconcepibile che in un’aula consiliare venga richiesto al sindaco di trasformarsi in un moderno Erode, il tutto a difesa di un’ortodossia familiare che nulla ha a che fare con il benessere dei piccoli, semmai con la stupidità di tanti adulti, come Cia e i suoi sodali, che dietro il dito puntato verso le nostre famiglie, tentano di nascondere il loro essere indegni, come cittadini, rappresentanti e come modelli per gli italiani e le italiane di domani”.
Ma non è agli italiani di domani che il consigliere Cia e i suoi sette amichetti di Centrodestra si rivolgono, è a quelli di oggi. Tutti dovremmo pensarci.
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