di Paolo M. Minciotti
Il movimento che si autodenomina “Occupy pedophilia” e che ufficialmente lotta contro i pedofili, è in realtà un gruppo di criminali antigay- il cui leader si trova in carcere a Cuba, se non è stato estradato – che irretisce uomini gay per lo più di giovane età attraverso il social network Vk.com e poi li sevizia e tortura.
Una delle leader del gruppo è Ekaterina Zigunova responsabile – secondo un servizio di Channel 4 – di torture fisiche, umiliazioni, sevizie ed abusi sessuali su oltre un centinaio di uomini gay. Secondo il documentario almeno un altro migliaio di persone sarebbero state seviziate dai componenti del gruppo di abusatori malati di mente, non c’è altra spiegazione, che lo compone.
Le autorità russe, quando la Polizia raccoglie le denunce delle persone seviziate e questo accede sempre più raramente, intervengono come nel caso di Maxim “Machete” Martsinkevich condannato a tre anni in Russia e ad altrettanti in Ucraina per sevizie, ma la polizia le denunce non le raccoglie più (come testimonia il giovane russo che ha chiesto asilo politico in Italia nei giorni scorsi) e quindi la giustizia, anche volendolo, non ha modo di fare il suo lavoro.
La situazione delle persone omosessuali in Russia è una dramma umano senza precedenti per le modalità con cui è stato attuato, che dà la stura ad altre forme di repressione delle minoranze anche negli Stati una volta satelliti dell’ex-Unione Sovietica e si svolge sotto gli occhi esterrefatti ed impotenti – e in alcuni casi islenziosamente complici – del resto del mondo.
“Occupy Pedophilia” dice di ispirarsi ai valori culturali e religiosi (ortodossi) della Grande Madre Russia, valori che non sapevamo si basassero anche sulla libertà di torturare, seviziare, violentare, uccidere.
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