di Il Capo
Eravamo lì, la polizia ci aspettava. Il nostro assembramento – un manipolo di fratelli [Shakespeare – Enrico V] – non è composto da tutti quelli che avrebbero dovuto esserci. Quelli che gridano idiozie sui social networks, ad esempio. Siamo abbastanza per farci sentire.
Raccogliamo la bandiera rainbow da terra e ci mettiamo in marcia, attivisti, giornalisti, pazzi furiosi [parlo di me], in prima fila. Perché sì. La Polizia ci sbarra immediatamente il passo. Chiediamo le ragioni. Silenzio assoluto. Ci avviciniamo. Un poliziotto mi avverte: “Non dovete toccarci“. Rispondo con un sorriso: “Non sia mai, non voglio correre il rischio che le piaccia”.
L’impasse continua. Non ci fanno muovere, trattiamo. Chiediamo speigazioni. Non si può e basta. Non c’è stato il tempo di dare l’autorizzazione, davanti all’ambasciata non si arriva. Un’occhiata con Imma Battaglia, consigliera di Sel, è sufficiente: decidiamo di arrivare all’Ambasciata di Russia dall’altra parte, usciamo su via Castro Pretorio, stendiamo la rainbow a terra e ci sediamo. Blocchiamo il traffico.
La polizia arriva, assetto di guerra, alcuni celerini, ci intimano di alzarci, non lo facciamo, ci dicono che ci porteranno via di peso, rimaniamo dove siamo, qualcuno lo portano via, uno rimarrà in stato di fermo perché era senza documenti. Ora è libero. Arrivano due avvocati. Siamo sempre seduti a terra circondati dalla Polizia che indossa il casco, che non si sa mai, potremmo essere terroristi. Invece siamo una banda di “frocinorosi” dice un genio. Anche i poliziotti sono costretti a ridere.
Arriva Pecciola, poi la deputata di Sel Piazzone, si siede con noi. Continuiamo a trattare, continuano a dirci di alzarci, ma non ci toccano e rimaniamo dove siamo. Questo umile cronista tuitta fin quando ha le batterie scariche. Tutte. Riesce a fare due foto, mossissime, che vedete a corredo [sic] dell’articolo. Poi l’On. Piazzone riesce a trovare un compromesso: lei e due delegati, Andrea Maccarrone del Mario Mieli tra loro, porteranno la bandiera rainbow all’Ambasciata Russa, poi tutti sfileremo verso Piazza dei Cinquecento. Aspettiamo. I poliziotti si tolgono il casco. Sembrano più rilassati. Il gruppo si ricompone. Marciamo verso Piazza dei Cinquecento.
Abbiamo vinto. Anche per tutte le persone LGTBI che vogliono diritti a tutti i costi, ma sono troppo impegnate a scrivere sui social networks per metterci la faccia quando è il momento e per rischiare di rompersi un’unghia.
Occhi aperti: non abbiamo nulla, ma le cose possono sempre peggiorare. Sarebbe bene rifletterci.
©gaiaitalia.com 2014 diritti riservati riproduzione vietata
[useful_banner_manager banners=31 count=1]