di Daniele Santi
Era salita sul palco imbarazzata come un’adolescente nella notte in cui si era ipengati a ricordare l’ennessimo suicidio di un giovane gay. Lei, viceministra Maria Cecilia Guerra, eretta e fiera in tutto il suo metro e venti di inutilità politica, che aveva trovato subito protezioni e accoglimenti a braccia aperte da parte delle solite e dei soliti leader [sic] lgtbi, o coloro che si ritengono tali.
Ora Maria Cecilia Guerra, utile alla politica italiana come Giovanardi all’umana intelligenza, attacca l’Unar, emanazione del suo ministero o di quello che ne resta, di “anarchia” per le sue iniziative sull’identità di genere, o meglio per la sua iniziativa di distribuire un opuscolo informativo creato dall’Istituto Beck nelle scuole, che parla di orientamentos essuale ed identità di genere.
La viceministra del nulla, l’abbiamo sentita con queste orecchie, aveva parlato in pubblico di “tutto l’impegno possibile per far valere le vostre istanze“, mentre era inutilmente stata invitata ad una iniziative per commemorare il suicidio di un giovane gay, l’ennesimo, ma tanto si fa un Letta che poi muore, poi un Renzi che vediam se nasce, e delle minoranze pestate ammazzate e suicidate chi se ne frega?
Gaycs, con un comunicato del suo presidente Adriano Bartolucci Proietti, dichiara di condividere “l’ottimo lavoro condotto dall’Unar e confida in un profondo ripensamento riguardo la posizione assunta dalla viceministra Guerra. Con la sua dichiarazione si vuole distorcere le finalità dell’operato dell’Unar”.
Imma Battaglia, consigliera comunale di Sel, parla di “Dichiarazioni sorprendenti e totalmente inaspettate da parte di un esponente politico la cui azione era apparsa impegnata nei confronti delle persone LGBT e che oltre a mettere in piazza una rivendicazione di ruoli all’interno di un assetto istituzionale piuttosto irrituale, squalifica in maniera pericolosa l’intervento formativo messo in campo da Unar attraverso gli opuscoli dell’istituto Beck”.
Anche le altre associazioni Lgbt nazionali (Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno e M.i.t.) intervengono sulle dichiarazioni rilasciate alla stampa dalla viceministro del nulla Maria Cecilia Guerra: “Questa iniziativa e l’intera Strategia Nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identita’ di genere non sono l’atto anarchico e isolato di un ufficio, semmai la concretizzazione di un percorso politico messo in campo attraverso Unar dalle persone che prima di Maria Cecilia Guerra sono state titolari della delega alle Pari Opportunità. E non parliamo del tentativo di far prevalere un’idea sull’altra, semmai della doverosa necessita’ di aprire una breccia in un sistema di rappresentazione mediatica cannibalizzato dagli stereotipi, sulle persone gay, lesbiche, bisessuali, trans. Ma anche sulle donne, sugli stranieri e su tutto cio’ che poi sul piano sociale si trasforma in bersaglio ricorrente di discriminazioni e crimini d’odio”.
Mentre cade un governo nato morto, una viceministra nata morta uccide per piaggeria, visibilità ed insipienza; non è nuovo il suo percorso verbale confuso e senza senso, tipico comportamento di chi -come troppo spesso succede in Italia – dice per dire da un posto che occupa perché era da occupare e giusto per garantirsi, nel caso, un posticino dove vegetare nel caso si apra uno spiraglio nella nuova saga, in questo caso, chiamata Renziade.
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