di Iosonodio
C’era una volta una Diva, l’avevano messa lì non si sa perché, o forse sì. Dato che era Diva si beava di tante qualità che non aveva, e riusciva anche a fare la sua figura riuscendo a sembrare una bella ragazza anche se era una racchia. Si chiamava Fassina.
Non si sa perché la sua mamma l’avesse chiamata così, sta di fatto che Fassina dal nulla spuntò ed in pochissimo tempo diventò una protagonista della vita pubblica del paese, entrando nella stanza dei bottoni. Da vera Diva.
Chi la odiava – l’invidia è una brutta bestia – affermava che non fosse bella affatto e trovava inspiegabile che stesse dove stesse dato che non era capace di dire nulla di intelligente, come succede a molte Dive, nemmeno quandolle chiedevano le cose più banali: ciò che riusciva a fare era avventurarsi in discorsi senza capo né coda senza dire nulla di utile. La Diva pensava che forse stava sscegliendo le trasmissioni sbagliate. Lei era una Diva, non le avevano chiesto di essere anche abile.
Così che, come succede ad ogni Diva, arrivó il giorno in cui un’altra Diva, meno bella, ma più intelligente, spodestò la povera Fassina. E lo fece sommergendola con l’ironia.
Fassina se ne andó – irrevocabilmente, sottolineò – sbattendo la porta e accusando la nuova Diva di averle mancato di rispetto.
Finisce così la triste storia di colei che chiamavano Diva, il cui vero nome era Fassina, che si credeva bellissima ed era una racchia.
Ogni riferimento a persone viventi o vissute o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
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