Si possono vedere le cose da due punti di vista, quello della foto a lato (dietro le ultime bandiere c’è il vuoto) o quello della foto in basso a destra, al di là del vuoto (quello dietro all’uomo che cammina) ci sono poche centinaia di persone presenti. E’ la solita storia del mezzo vuoto o mezzo pieno, stavolta protagonista una piazza e non un bicchiere, ma francamente leggere su Twitter di manifestazione riuscitissima ci sembra il delirio di un egopata che mente per pulsioni incontrollabili o di qualcuno che vuole cambiare la realtà a fini politici.
Ed entrambe le cose ricordano troppo Berlusconi per potermi piacere.
Ero lì, alle 15, con un’amica giornalista. La piazza era vuota. Alle 16 erano arrivate alcune centinaia di persone, crediamo non più di 500, ma vogliamo esagerare, 800 persone presenti (molte delle quali se ne sono andate alle prime avvisaglie di buio). Sul palco a parte la bravissima Vladimir Luxuria nelle vesti di conduttrice e un ragazzino di 15 anni, Giorgio, che racconta la sua bellissima storia, il nulla. Il nulla cui Arcigay ci ha abituato da vent’anni. Il nulla isolazionista che in nome dell’arcigaycentrismo, malattia purtroppo contagiosa che si trasmette da circolo a circolo, rifiuta il confronto con ogni altra realtà impedendo che una manifestazione nazionale decolli e raggiunga il risultato voluto.
Con questa partecipazione ad una manifestazione nazionale, convocata da due associazioni nazionali (Arcigay ed Equality Italia), nella capitale, presenti un relatore ogni 100 spettatori, cosa si va a contrattare con la politica?
Dov’erano le persone che le associazioni dicono di rappresentare? Non si chiedono i dirigenti di questa associazioni perché la piazza era vuota? Perché i dirigenti del “movimento” continuano con le stesse identiche strategie, uguali a loro stesse, che non hanno portato un solo risultato e che vedono, anzi, una persona esterna al movimento portatrice e prima firmataria di una legge contro l’omofobia che non punisce gli omofobi senza che il “movimento” sia in grado di fermarne l’approvazione?
Abbiamo sentito le solite cose: la vicepresidente di Arcilesbica veterostrarivendicare, il presidente di Arcigay che parla poco, altri che dicono quel poco che han da dire, e che tutti hanno già detto centinaia di volte.
I risultati di quei discorsi, di quelle strategie che non sono mai cambiate nel tempo, sono state sabato 7 dicembre 2013, ancora una volta, sotto gli occhi di tutti coloro che abbiano voluto vederli, come le foto che scorrevano sullo schermo, dei matrimoni dei fortunati che avevano la disponibilità economica di andarsi a sposarsi all’estero (faccenda della quale abbiamo ampiamente parlato su questa inutile testata, ad esempio qui e anche qui) in un trionfo [sic] di applausi da parte dei fans – o affiliati alle varie associazioni presenti, cittadini comuni, pochi – che facevano da pubblico sotto il palco.
#LOVEISRIGHT, manifestazione nazionale lanciata da Agedo, Arcigay, Arcilesbica, Associazione Radicale Certi Diritti, Equality Italia, Famiglie Arcobaleno, Mit, associazioni nazionali lgbt e di impegno sui diritti civili, come si legge nel comunicato che abbiamo pubblicato il 27 novembre scorso ha radunato a Roma poche centinaia di persone, spiace scriverlo e preferirei di gran lunga scrivere il contrario, ma dal punto di vista dei diritti di lesbiche e gay italiani si tratta di un altro risultato fallimentare che dovrebbe far dimettere – oltre che vergognare – la dirigenza delle associazioni organizzatrici.
Non sto scrivendo nulla di strano. Scrivo ciò che chiunque dice quando qualcuno impegnato in politica non ottiene i risultati che promette. Ma anche loro, i dirigenti del “movimento”, come i politici che contestano, non mollano la poltrona.
E non è qualunquismo il mio, sto raccontando la realtà.
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