Dopo undici giorni ininterrotti di proteste, stretto tra la morsa di Putin, la tentazione dell’UE e i cittadini che gli stanno imponendo la scelta, il presidente Viktor Yanukovich, in una posizione poco invidiabile, si sarebbe rimesso in contatto con il presidente della Commissione europea Barroso per riprendere i negoziati per l’adesione dell’Ucraina all’Unione.
Yanukovich si sarebbe detto pronto a riprendere i negoziati di associazione e libero scambio con l’UE e si sarebbe detto disposto a discutere – o ri-discutere – l’invio di una delegazione per rivedere alcuni aspetti “dell’accordo”. Nello stesso tempo è andato a dare un’occhiata a casa di Putin per vedere quali migliori condizioni economiche strappare al neosovietismo imperante, casomai a Gazprom venga voglia di chiudergli il gas.
Barroso ha ribadito la sua disponibilità ad “attuare gli accordi” già presi, ma non certamente a riaprire la “negoziazione”, esortando il presidente ucraino al rispetto dei diritti umani e di “tutte le libertà civili”.
Oleksander Turcinov, portavoce dell’Unione Pan-Ucraina, partito di Yulia Tymoshenko attualmente in carcere condannata a sette anni per abuso di potere dopo un processo che ha fatto gridare allo scandalo mezzo mondo, ha dichiaratao che l’opposizione non smetterà di “protestare finché le autorità non si saranno dimesse” perché in Ucraina sta “iniziando una rivoluzione”.
Vladimir Putin da parte sua, dopo avere condannato duramente i disordini dei giorni scorsi, ha avuto la faccia tosta di parlare di “pogrom” , un riferimento ai massacri e ai saccheggi delle sommosse popolari antisemite in Russia, dato che la situazione dei Diritti Umani in Russia gli permette di pontificare.
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