Ieri dopo la Convention del PD che abbiamo seguito per amor di cronaca e ritwittato per quel poco che c’era da dire, che han già detto tutto nei loro anni di storia, e chi lia scolta più se non fan fatti?, abbiamo ricevuto un email – o forse un tweet, dove si diceva che votando Civati “ti puoi sposare”, con chiaro – o forse no – riferimento ai matrimonio ugualitari.
Non ci stupisce che Civati spinga su quel tasto, lo abbiamo intervistato in tempi non sospetti ed è stato sempre coerente con ciò che ci disse in quell’intervista, ci stupisce che coloro che ci hanno inviato (o ritwittato) quel messaggio continuino a credere che basti un uomo, una promessa per cambiare le cose, quando è noto che le leggi si fanno con i voti e che se non ci sono i voti, bisogna trovarli e trovare i voti in questo paese significa snaturare le leggi, come la triste esperienza della legge Scalfarotto dimostra.
Ci stupisce che ci siano simpatizzanti del movimento LGTB che ancora non hanno capito che per far passare le leggi occorrono cambiamenti culturali profondi che spingano verso il cambiamento, spinta che deve venire dalla società, essendo la politica per sua natura, un demone che segue la società, non l’anticipa.
Non ce l’abbiamo con Civati, tutto il contrario, ma con la superficialità di chi crede che con uno slogan si risolvano situazioni incancrenite da decenni. Chi c’era già vent’anni fa, quando tutto sembrava a portata di mano grazie ai miracoli italiani, si ricorda bene come andarono le cose. Ammesso che abbia buona memoria.
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