di Paolo M. Minciotti
Una delle tante bugie diffuse da una delle tante agenzie governative ci racconta che in Iran “una persona su 50.000 o 100.000” che le cifre sono una quisquilia “soffre di problemi di identità di genere” e che su ogi 60 casi della malattia [sic] il governo approva circa l’80% di operazioni per riassegnare il sesso.
Con orgoglio informa che l’Iran ha alle spalle circa 30 anni di storia in questo cambio: e molti anni di più di storia nell’assassinio di stato di cittadini innocenti, dissidenti, omosessuali, anche minorenni. Ma questo non lo dicono.
L’agenzia di stato iraniana dimentica un piccolo particolare: per le autorità sanitarie iraniane – che fanno ciò che dicono gli Ayatollah per intenderci – l’omosessualià maschile o femminile corrisponde alla transessualità: in soldoni “se ti piacciono gli uomini ti senti donna quindi o cambi sesso o ti impicchiamo”.
Pratica che spiega con semp0licità un’altra informazione dell’agenzia ufficiale iraniana, una delle tante al soldo del potere, grazie al buon medico capo del Dipartimento di psichiatria forense di teheran, tal Mohammed Saberi, luminare di livello mondiale [sic] che spiega orgoglioso come in Iran ci siano otto volte più operazione di sesso da maschio a femmina che da femmina a maschio.
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