Sono le nuove politiche antidiscriminatorie dei Paesi del Golfo che anziché ammazzarti o incarcerati in casa loro, ti impediranno di entrare mettendoti un dito in culo per sapere se sei gay (o trans).
Si tratta in realtà di compassione e non di odio omofobo, quindi state calmi o voi che vedete il male in ogni dove.
Si tratta di un piano di “prevenzione” messo in atto dai Paesi del Golfo ed annunciato l’8 ottobre da Yussuf Mindikar, direttore generale dell’amministrazione sanitaria del Kuwait, studiato [sic] in collaborazione con i paesi dell’area, per individuare “clinicamente” gli omosessuali e coloro che i dirigenti dei paesi del Golfo amano chiamare “appartenenti al terzo sesso”, con i quali frequentemente i maschissimi abitanti dell’area amano sollazzarsi, con sprezzo del pericolo e della pena di morte (in Arabia Saudita, signori, i gay li ammazzano, senza che nessuno dica nulla).
Se dopo avervi messo un dito in culo risulterete gay, anche se i particolari delle visite non sono stati resi noti (è più gay chi è gay o chi visita qualcuno per scoprire se è gay?) non potrete entrare nel paese.
E date le circostanze sarà decisamente una fortuna.
I Paesi del Golfo e le loro dittature islamiste, ancora una volta dimostrano di non avere tra le loro priorità il rispetto dei Diritti Umani.
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