Lo avevano torturato per sei ore, riducendolo a una larva umana, dopo averlo aggredito in un parco cittadino mentre se ne tornava a casa. Daniel Zamudio morì un mese dopo tra atroci sofferenze, senza avere ripreso conoscenza.
I quattro Nazisti, tra i 19 ed i 25 anni, sono stati condannati dal tribunale di Santiago e la sentenza è stata resa nota lo scorso 28 ottobre: 15 anni per due di loro ed ergastolo per Patricio Ahumada, capo del commando, che ha iniziato uno sciopero della fame contro la sentenza, probabilmente ritenendo che la sua condanna sia ingiusta: perché si ha sempre una percezione personale della giustizia, come la storia del Nazismo dimostra.
Fabián Mora, uno dei quattro assassini, è stato l’unico a dichiararsi colpevole ed è stato condannato a 7 anni di prigione.
L’assassinio brutale ed ingiustificato, motivato da odio verso “un essere umano e da crudeltà”, come disse il giudice durate la lettura della sentenza, portò il governo cileno a varare una severa legge antidiscriminazione conosciuta come “Legge Zamudio”.
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