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L’Italia che ha speranza si ritrova alla Leopolda, magari qualcosa vorrà anche dire

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Matteo Renzi Leopolda 2013di Giancarlo Grassi

E’ stato interessante seguire lo streaming -di assai malvagia qualità, uno stop ogni pochi minuti – della Leopolda di oggi, sabato 26 ottobre, che abbiamo seguito a colpi di refresh, perché abbiamo ascoltato l’Italia che non ascoltavamo da tempo: quella che ha sogni e vuole realizzarli.

Sono stati numerosi gli interventi interessanti, quelli critici, quelli che non dicevano adoriamo Renzi, quelli che elencavano le cose che si potrebbero fare in questo paese se l’esercito di cariatidi che lo bloccano, dai quotidiani governati dalle banche governate dalla politica governata dal conservatorismo governato dall’ambizione feroce governata dalla totale assenza di senso dello stato, si togliessero di mezzo.

dogheroes new

Molti gli esempi, molti i sogni, molte le esperienze: da quelle di italiani all’estero arrivati in Italia giusto per la Leopolda che con praticità spiegano perché un volo dall’Inghilterra per l’Italia dovrebbe partire alle 6 del mattino a un prezzo decente (con la compagnia che lui ha scelto) e non alle 8 a un prezzo scandaloso (e non c’è nemmeno bisogno di nominare la compagnia).

O la giovane che con la voce rotta spiega perché i ventenni hanno davvero bisogno di un altro paese e lo dice quasi chiedendo scusa alle generazioni più anziane, quasi chiedendo un favore, quando dice “lasciateci crescere”; o la politica più o meno navigata, che le ha sempre cantate chiare che dice a Renzi che il suo programma sui diritti LGTB è debole, magari lo avrà detto anche all’On. Scalfarotto, in altra sede. Lo avesse detto pure pubblicamente.

Un’Italia che ci è piaciuta, sognatrice e pratica, che ci ricorda che non tutti se ne vanno, c’è anche chi decide di fare qualcosa qui (come noi ad esempio) in questo paese dove tutti dicono che le cose vanno male, e sembrano quasi essere contenti di vedere che hanno ragione (anche se poi non lo sono), un paese dove non girano soldi e dove le scelte sono state quelle di nutrire un mercato interno limitato, anche per questioni linguistiche, esportando talenti straordinari (l’attuale capo di Vodafone, un italiano, buttato fuori a calci dal Corriere della Sera).

Non sappiamo se Matteo Renzi sarà quello che promette di essere o se sarà il doroteo insopportabile di cui i vari esperti di partito, alcuni di loro impegnati nella lotta [sic] per i diritti delle persone omosessuali, che si schierano con la corrente che glielo ha messo in quel posto continuamente; non sappiamo se rivoluzionerà il PD come in tanti gli hanno chiesto, ma – repetita juvant – l’Italia che abbiamo ascoltato oggi ci è piaciuta.

Magari il fatto che si sia riunita attorno a Renzi con toni civili e senza le grida di certi movimenti che ruotano attorno a due Capi, vorrà anche dire qualcosa.

 

 

 

 

 

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