Avevamo pubblicato la notizia già diversi mesi fa, quando se ne cominciava a parlare, ora assistiamo a più ufficialità e forse qualche certezza in più, ma quando si tratta del retrovirus HIV è sempre meglio non cantare vittoria troppo in fretta.
Scienziati statunitensi hanno infatti fatto luce sul meccanismo biologico che permette ad alcuni pazienti di essere “immuni” all’AIDS, di controllare cioè, in qualche modo, il virus HIV, senza ricorrere ai farmaci: una scoperta che potrebbe rivoluzionare i trattamenti farmacologici dei pazienti contagiati dall’HIV.
Si tratta di una proteina immunitaria difensiva chiamata Apobec3g o A3 che è presente in quantità maggiore nei pazienti “immuni” alla malattia o che in qualche modo la rendono “innocua” senza bisogno di farmaci. E’ in quella direzione che i ricercatori guidati da Richard D’Aquila, direttore della Northwestern Hiv Translational Research Center stano lavorando, per arrivare allo sviluppo di un farmaco che consenta di aumentare la proteina immunitaria difensiva Apobec3g o A3, vero e proprio scudo contro l’AIDS.
Anche se la notizia è estremamente incoraggiante, e va detto che sono numerose le notizie incoraggianti sul fronte della lotta all’HIV, è sempre bene essere prudenti e non abbassare la guardia rispetto alla prevenzione e all’uso del profilattico: troppe persone si sono infettate per avere considerato le terapie retrovirali come la cura all’AIDS.
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