L’Iran sembra diviso in merito al “rapprochement” con gli Stati Uniti. Al ritorno dagli Stati Uniti il Presidente Rohani è stato accolto anche da una dura contestazione a suon di lancio di uova e scarpe (organizzata, probabilmente, dai seguaci dell’ex candidato Presidenziale e negoziatore nucleare Jalili). Nei giorni successivi, quindi, ci sono state le dure posizioni di Velayati e del capo dei Pasdaran Jafari: entrambi hanno condannato la scelta di Rohani di avere una conversazione telefonica con il Presidente americano Barack Obama. Sorge spontanea una domanda: è veramente Hassan Rohani l’uomo della pace? Sostenere l’attuale Presidente iraniano ha veramente senso per l’Occidente? La risposta, come spesso accade, è scritta nel passato, nelle biografia di Rohani, nelle sue parole e nelle sue azioni.
In primis, Rohani è un uomo dell’establishment iraniano, in particolare un uomo che deve all’ex Presidente Rafsanjani il suo successo politico. Anche la recente elezione a Presidente è stata favorita da Rafsanjani stesso che, con il suo sostegno, ha garantito a Rohani un bacino di voti decisivo. Spesso visto come un moderato, Rafsanjani è un falco pragmatico orientato soprattutto a proteggere le fortune accumulate negli anni: infatti, come è vero che è stato lui a razionalizzare parte dell’economia iraniana negli anni ’90, è anche vero che i Pasdaran devono dire grazie proprio a lui per essere riusciti ad entrare con le loro imprese in ogni ramo della società iraniana. Nel tentativo di limitare l’influenza dei Pasdaran in politica, proprio Rafsanjani invitò o Pasdaran ad entrare nel mondo delle costruzioni, con la scusa di dover ricostruire il Paese dopo la guerra contro l’Iraq. Illuminante, in questo senso, è l’articolo uscito nel 2010 sul Mail & Guardian, intitolato “Pasdaran is Iran”. Appare perciò improbabile che Rohani, direttamente collegato a Rafsanjani, sia l’uomo capace di togliere ai Pasdaran il potere economico e politico accumulato negli anni.
Secondo punto: Rohani è un uomo di Khamenei. Ciò è vero primariamente per il fatto che egli è stato ammesso dal Consiglio dei Guardiani alla competizione per l’elezione a Presidente. Il Consiglio dei Guardiani, come noto, ammette alle elezioni solo candidati estremamente fedeli ai dettami della Repubblica Islamica. Dopo quanto successo con Mousavi e Karroubi nel 2009, inoltre, è da escludere che il Consiglio dei Guardiani abbia – nuovamente – ammesso alla tornata elettorale membri dell’establisment capaci di voltare faccia al regime. Sbagliare capita, ma a Teheran gli Ayatollah difficilmente sono recidivi…La Guida Suprema – come scritto recentemente dal giornalista iraniano dissidente Akbar Ganji in un saggio uscito su Foreign Affairs ad intitolato “Who is Khamenei“ – è un acuto conoscitore della cultura occidentale e pensa che sia proprio questa il peggior nemico della Repubblica Islamica. L’Ayatollah Khamenei, infatti, ammira buona parte della cultura occidentale e ha sempre intenso portare in Iran le scoperte scientifiche compiute in America ed in Europa. Per quanto concerne, però, una apertura politica reale in termini di valori democratici e libertà civili, Khamenei ritiene che una soluzione del genere rappresenti la fine della Rivoluzione Khomeinista e della velayat-e Faqih.
Terzo punto: Rohani, come abbiamo già scritto, non è una novità e il suo pensiero politico è molto conosciuto sia grazie ai suoi scritti che alle sue azioni. Da negoziatore nucleare, infatti, ha testualmente ammesso di aver firmato la sospensione dell’arricchimento dell’uranio nel 2003 solo per permettere al regime iraniano “di completare la costruzione della centrale di Isfahan senza pressioni internazionali”. Da uomo di regime, Rohani ha in passato espresso il suo parere favorevole all’occupazione dell’Ambasciata americana in Iran nel 1979 (con la famosa presa degli ostaggi), alla fatwa emenata da Khomeni contro lo scrittore Salman Eushdie nel 1989 e alla strage contro gli studenti di Teheran nel 1999. Il Presidente iraniano, inoltre, ha accusato gli Stati Uniti di essere i primi responsabili dell’attentato dell’11 Settembre 2001 (per il Presidente iraniano, infatti, l’attacco sarebbe una risposta alle politiche sbagliate degli americani nel mondo) e ha implicitamente sostenuto in uno scritto l’uso delle armi chimiche in un articolo scritto – e poi ritrattato – a metà degli anni ’80, quando ancora un giovane diplomatico. In un pezzo del 2009, quindi, Rohani ha elogiato il ruolo dell’arma nucleare nella fine della Seconda Guerra Mondiale.
Allora, cosa vuole veramente Rohani dall’Occidente e in particolare dalla Casa Bianca? Prima di rispondere vorremmo citare – ancora una volta – alcune affermazioni di Hassan Rohani. Nel 2003 Rohani. l’allora negoziatore nucleare iraniano, disse testualmente: “Il principio fondamentale delle relazioni dell’Iran con l’America – il nostro intero focus – è il rafforzamento nazionale. Rafforzamento in politica, cultura, economia e difesa, specialmente nel settore della tecnologica avanzata. Ciò è la base della preservazone e dello sviluppo di tutto il Sistema e costringerà il nemico ad arrendersi“. In una conferenza stampa nello scorso luglio, quindi, Rohani aggiunse: “Oggi, non possiamo dire che vogliamo eliminare le tensioni tra noi e gli Stati Uniti…Noi dobbiamo essere consapevoli che possiamo avere interazioni anche con il nemico, a patto che queste interazioni siano sviluppate in maniera tale da diminuire il grado di ostilità e renderlo ineffettivo“.
La risposta alla domanda precedente, quindi, è ora alla nostra portata: Rohani vuole dagli Stati Uniti quella che è possibile definire come “una tregua di durata limitata”. L’economia iraniana è al collasso e lo scontento della popolazione locale – in maggioranza giovane e disoccupata – alle stelle. Il Medioriente, in questi ultimi anni, è stato scosso da proteste generali e gli Ayatollah sanno bene che quanto successo nel 2009, in maniera diversa, potrà ricapitare ancora. In fondo, Khamenei è al potere da quasi trent’anni senza che nessuno del popolo lo abbia mai eletto…Una tregua limitata con l’Occidente, permetterebbe a Teheran di far ripartire l’economia e di rafforzare di nuovo il regime, permettendone la sopravvivenza. Anche una sospensione limitata nel tempo del programma nucleare non rappresenta una preoccupazione per Teheran: ormai il regime ha tutto il know-how e il materiale necessario per riprendere, tra qualche tempo, l’arricchimento dell’uranio a percentuali tali da permettergli di costruire ordigni nucleari in pochissimo tempo.
Chi ha veramente da perdere da un accordo del genere è ovviamente l’Occidente: molto presto, infatti, quello che oggi sembra un potenziale alleato, potrebbe presto o tardi trasformarsi – ancora una volta – nel peggiore degli incubi…
Per la cronaca, postiamo sotto il video del discorso di Hassan Rohani davanti al Pasdaran: il video è in Farsi è probabilmente la maggior parte di voi non capirà nulla. Si sappia solo che il discorso risale al 17 settembre 2013 e che Rohani ha assicurato che i Pasdaran continueranno le loro attività economiche e ha chiesto anche che le IRGC prendano in carino la realizzazione di altri progetti nazionali… Non serve aggiungere altro, vero?
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