Tredici immigrati fatti saltare in acqua a suon di frustate muoiono annegati a pochi metri dal bagnasciuga sulla spiaggia di Ragusa, un ragazzo che cerca di aiutare uno dei due scafisti in acqua, probabilmente senza sapere che fosse uno dei due scafisti, viene colpito con un pugno, la follia razzista dell’Italia che prende vigore e fa dire alla maggioranza dei lettori del Corriere.it che dopo avere letto la notizia si sentono “soddisfatti”.
Sono i numeri di una follia. La follia del sogno europeo di chi fugge da realtà fatte di fame, guerra e povertà. La follia degli scafisti che gestiscono questo traffico di disperati. La follia di un popolo di emigranti, il nostro, che dimentica chi è stato millantando un benessere che non possiede e rifugiandosi nell’odio verso l’immigrato che gli “ruba il lavoro” quando gli immigrati fanno lavori che gli Italiani non vogliono più fare da tempo, anche se ora, in tempi di ristrettezze, si vorrebbero andare ad occupare posti che sono già occupati, sono posti umili che fino a cinque anni fa si rifiutavano e che ora si vorrebbero, ma ci sono già coloro che si sono adattati prima.
Fare i conti con il razzismo e l’odio dei propri compatrioti fa sempre abbastanza male, ma con questo bisognerà dialogare, senza considerare le ragioni di uno razziste tout-court e un’immigrazione selvaggia che non trova sbocchi né opportunità, l’occasione per politiche buoniste o razziste.
La realtà non è né buona né cattiva, è la realtà. Ed è con quella che bisogna fare i conti.
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