Vladimir Putin ha scelto la tv per rassicurare sulle sue profonde convinzioni democratiche e sul suo ripudio ad ogni forma di discriminazione (non sono io ad odiarli sono loro ad essere gay), salvo poi lasciare spazio alla nuova idea antigay di uno dei suoi galoppini deputato di Russia Unita, nuovo partito unico del regime teoconservatore del presidente ex sovietico ex KGB ex democratico, tal Alexei Zhueavyov, che ha proposto di togliere la patria potestà ai gay.
L’intelligente politico teoconservatore agli ordini dello Zar ha fatto un rapido calcolo: se la percentuale di chi si dichiara omosessuale in Russia oscilla tra il 5 ed il 7%, almeno un terzo di loro deve avere figli così che continuiamo a fargli del male e togliamogli la patria potestà.
Se i calcoli del deputato sono giusti, se le cifre sulla popolazione russa (228 milioni di persone) non sono errate, il ragionamento del galoppino di Putin chiarisce che in Russia ci sono attualmente circa 16 milioni di persone LGTB che vengono rese invisibili dalla legge, discriminate, cui viene tolta la patria potestà nel caso abbiano figli, che rischiano di venire ammazzate, torturate e seviziate giornalmente.
Siamo di nuovo alla guerra contro gli ultimi resa tristemente famosa da Stalin, al cui regime la nuova Russia si avvicina sempre più.
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