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Isinbayeva, al servizio dello Zar

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Yelena Isinbayevadi Giovanna Di Rosa

 

 

 

 

 

 

 

Effettivamente l’ex zarina dell’asta Isinbayeva, ritiratasi qualche anno fa per poi annunciare il ritorno, reclamando il diritto ad una nuova medaglia d’oro, aveva le sue ragioni per essere furiosa, considerando che il sistema di doping di stato messo in piedi dalla Russia ad insaputa o con la complicità delle autorità, e la conseguente decisione di non far partecipare atleti russi alle Olimpiadi di Rio 2016, la privava di un nuovo alloro e di nuovi lauti contratti pubblicitari, ma questo non giustifica, se non dal punto di vista della rivalsa politica che Putin ritiene suo diritto, la disgustosa conferenza stampa alla quale ha fatto assistere mezzo mondo, e nella quale ha lanciato accuse a destra e a manca. Il maggiore dell’Esercito russo, quindi al servizio di Putin, gioca il suo ruolo di ufficiale fedele al potere lanciando accuse alla IAAF (ignorando che la nuotatrice probabilmente dopata Efimova continuava a vincere medaglie) e preoccupandosi di dire di sé: “Io sono pulita”, cosa che nessuno ha mai messo in dubbio, ed infischiandosene delle confessioni del capo dei laboratori di Mosca, Rodchenkov e dei coniugi Stepanov, alla base della requisitoria del canadese Richard McLaren. Ad ogni domanda scomoda chiede consiglio all’uomo di Putin al suo fianco e dà le risposte “istituzionalmente” giuste. Quelle che piacciono allo Zar. E dopo una figura che dovrebbe farla vergognare se solo avesse il senso della vergogna, dopo non avere risposto a nulla, dopo una conferenza stampa piena di livore che trasmette l’odio della autorità russe nei confronti della giustizia che non sia quella decisa da Putin, Isinbayeva lancia la maledizione della monaca di clausura con un “dio vi giudicherà”, che è il grido di battaglia di tutti gli intolleranti, di quelli che i colpevoli sono sempre gli altri, di loro che quando non hanno più giustificazioni da dare, quando non hanno verità, si rifugiano nell’entità trascendente che chiamano “dio” e lasciano in mano a questo poveraccio ogni loro responsabilità presente e futura, imponendogli di dirimere le questioni che essi non sono riusciti a dirimiere per incapacità, spavalderia, arroganza e falsità. Se ne faceva a meno della conferenza stampa del Maggiore Isinbayeva, al servizio di Putin. Lei invece no, a meno non ne poteva fare. Perché la conferenza stampa serviva a Putin. Non a lei. E serviva alla Russia per legittimare Sebastian Coe. Tutto il resto è politica internazionale, e con lo sport del quale il Maggiore zarina dice di sentirsi alfiere (oltre che dirigente Cio), proprio non c’entra nulla. Ma Isinbayeva del resto non ha scelta, alla corte dello Zar si fa ciò che lo Zar ordina.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(21 agosto 2016)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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