Sabato scorso, 17 agosto, pubblicavamo provocatoriamente l’articolo che trovate cliccando questo link e che ha scatenato un paio di reazioni come da lista che segue. Ci hanno detto:
- articolo disgustoso
- omofobo di merda
- fai schifo
- non capisco dove vuoi arrivare
- da quanto non ti sxxxano?
- dovrebbero farvi chiudere
A tutti, via twitter o via email abbiamo risposto che loro commenti e prese di posizione scritte sarebbero state più che benvenute e pubblicate integralmente a commento dell’articolo. Risultato? Silenzio e defollows.
Nell’articolo, ripetiamo, volutamente provocatorio e impopolare, ci soffermavamo sulla stupidità della visibilità tout-court, riferendoci a un episodio cui avevamo assistito sulla spiaggia qualche ora prima, episodio che avremmo riferito anche se i protagonisti fossero stati una coppia etero, due donne o due cavalli, e su quanto sarebbe necessario per una comunità Lgtb come la nostra, costantemente nell’occhio del ciclone, evitare -anche nel quotidiano- ogni atteggiamento che fosse riconducibile a stereotipi che possano poi avere ricadute negative sulla lotta che si sta conducendo per il riconoscimento dei diritti di rispetto e “normalità” che giustamente si pretendono.
Sono cosciente che mi attirerò altri strali (“La Legge contro l’Omofobia è una legge al ribasso!”, “Non ci danno né diritti né libertà e c’è anche chi giudica ciò che facciamo”,… eccetera), ma voglio portare un esempio che magari servirà a chiarire il mio punto di vista.
In Spagna (dove è la nostra sede legale, e da dove un nostro redattore lavora tutti i giorni all’edizione di questo quotidiano, voglio ricordarlo per non essere tacciato di ignoranza), la critica che la società eterosessuale – che ha a stragrande maggioranza accettato tutti gli avanzamenti dei diritti delle persone omosessuali, che in Spagna godono di totale uguaglianza legislativa – muove a quella omosessuale è di “prendersi” libertà che non sarebbero necessarie e di comportarsi in modo “eccessivo”, critica diretta non ad un orientamento sessuale, ma ad un “comportamento” in società.
Lì stava il succo della mia critica, quella che tanti insulti ha scatenato. Ora la domanda successiva che mi -vi – pongo è… Perché se si pensa che qualcuno stia scrivendo inesattezze non lo si sfida (sputtana?) sullo stesso terreno inviandogli rispose, soprattutto quando ha la garanzia che le risposte saranno pubblicate?
Questo rifiuto del confronto civile è qualcosa che proprio non capirò mai.
©gaiaitalia.com 2013 – diritti riservati, riproduzione vietata