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Le parole e la paura: perché i rappresentati del movimento LGBT difendono Micaela Biancofiore?

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Micaela Biancofioredi Simone Alliva  twitter@SimoneSashaAlli 

In queste ore moltissimi emarginati del Partito Democratico, orfani di Bersani, insieme ad alcuni rappresentanti del movimento LGBT italiano stanno attaccando Giuseppe Civati(deputato PD e candidato alla segreteria nazionale) accusandolo di misoginia. Aver detto a Micaela Biancofiore “stai dicendo scemenze”, durante il talk show “In Onda”, sarebbe stato irrispettoso verso il gentil sesso.

Come se una donna quando si mette a far politica- e che politica! – come un uomo, potesse ancora accampare l’impunità. In realtà il progetto dietro questa campagna denigratoria serve soltanto a zittire una voce scomoda all’interno del partito, una persona che in questi mesi ha espresso il disagio di tutto l’elettorato del centro-sinistra. Gli esponenti del movimento LGBT, la ex deputata Anna Paola Concia e Aurelio Mancuso, ex presidente nazionale di Arcigay approdato in Equality Italia, che accusano di misoginia Civati per aver detto alla signora Biancofiore (omofoba di prima linea) “stai dicendo scemenze”, rappresentano in toto la miseria culturale e l’ipocrisia di questa politica che non ha portato nessun risultato per la comunità non solo LGBT.

In questi anni la politica è diventata una specie di ufficio di collocamento che ha premiato il personale politico in virtù della sua fedeltà: la fedeltà -almeno che uno non sia un cane- non è la più specchiata delle virtù ma la più ambigua, presuppone una riconoscenza nei confronti di chi ti ha beneficiato, si paga in termini di obbedienza ed è insomma una cessione in termini di libertà e di azione. Se tu sei fedele nei confronti di chi ti ha concesso quella poltrona non sei più libero. Personalmente credo che sia molto meglio essere leali che essere fedeli, la lealtà prevede il dissenso. Detto questo, se urlano così forte vuol dire che hanno paura: colpire Giuseppe Civati per difendere Micaela Biancofiore è solo un misero tentativo per dare la volata a qualcun altro, qualcuno che nella corsa alla segreteria del Partito Democratico si sente minacciato.

Come fa notare Dario Accolla sul suo blog Elfo Bruno; è davvero curioso indignarsi per una frase di Giuseppe Civati e rimanere in silenzio sulle parole che Cicchitto ha “esalato” durante la stessa trasmissione: “poco prima delle presunte “gravissime” offese di Civati a Biancofiore, Cicchitto – in collegamento da non ricordo più quale piazza – paragonava il giudice Esposito, che secondo Telese aveva rilasciato l’ormai famigerata intervista sulla sentenza Berlusconi con certi toni e dichiarazioni poiché stressato dalla macchina mediatica, alla stregua di una signorina. Strano che i due nostri eroi, ipersensibili sulla questione femminile, non si siano sentiti in dovere di replicare anche su questo punto”.

Indignazione a corrente alternata. Se alla comunità LGBT serviva una conferma su chi sostenere nella corsa alla segreteria del più grande partito del centro-sinistra eccola. Siamo arrivati a un punto in cui è assolutamente indispensabile che questi “rappresentanti” e questa classe dirigente si faccia da parte e che consenta ad altri di irrompere nella scena e ricostruire il paese, non possiamo arrivare ad una nuova legislatura con le stesse persone che hanno portato il paese in bilico sul baratro. Questo sarebbe davvero inaccettabile e una ferita non più rimarginabile per ciascuno di noi.

 

 

 

 

 

©Simone Allivia 2013
per gentile concessione
©gaiaitalia.com 2013
tutti i diritti riservati
riproduzione vietata

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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