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Intervista ad Andrea Maccarrone, presidente del Circolo Mario Mieli di Roma: “Svuotata la Legge contro l’Omofobia”

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Andrea Maccarronedi Maximiliano Calvo

E’ con grande piacere che ospitiamo su queste pagine il presidente del Circolo Mario Mieli di Roma, una delle realtà più vive del panorama associazionistico LGTB italiano, sia politicamente che culturalmente, attraverso ad esempio le divertentessime serate di Muccassassina, pronto alla reazione politica quando, come nel caso della Legge contro l’Omofobia, le cose non vanno per il verso desiderato.

Il Circolo Mario Mieli, di cui lei è presidente, è estremamente critico nei confronti della Legge contro l’Omofobia frutto del patto Pd-Pdl. Perché?

In questo Parlamento ci sarebbe lo spazio per approvare una legge antiomofobia che non sia il solito compromesso al ribasso per accontentare tutti e che finisce per non accontentare nessuno e non risolvere i problemi. La proposta di legge originaria prevedeva l’estensione completa della legge Mancino anche a orientamento sessuale, identità ed espressione di genere. Il testo approdato in aula risulta svuotato e non estende le aggravanti previste dall’articolo 3 della legge anche a omofobia e transfobia. Crea insomma una graduatoria tra discriminazioni che rischia di essere peggiore del male che voleva risolvere. In pratica il legislatore direbbe che il razzismo è peggio dell’omofobia, e tutti capiamo bene l’effetto deleterio e diseducativo di questo messaggio.
Se consideriamo che la proposta originaria era di origine parlamentare e firmata da oltre duecento deputati capiamo bene che poteva teoricamente contare su un’ampia maggioranza trasversale invece che dover ricorrere alla trattative con quelle forze omofobe del PDL che la legge non la vogliono o la vogliono svuotata.

Può spiegarci in cosa la Legge è fallace (ammesso che basti lo spazio a nostra disposizione)?

Ai limiti che evidenziavo prima sulla mancata estensione integrale della legge Mancino alcuni giuristi aggiungono un dubbio ulteriore sulla scelta della terminologia. Il testo uscito dalla commissione parla genericamente di omofobia e transfobia che sul piano penale non sono facilmente interpretabili e renderebbero ulteriormente vuota o inapplicabile la legge, se non a dubbio di costituzionalità.
Inoltra si sono cancellati tutti i tentativi di miglioramento e manutenzione della legge Mancino che già così com’è risulta ampiamente inefficace nel contrastare i fenomeni del razzismo, della discriminazione su base religiosa e nazionale e dei cosiddetti hate speaches, quindi dell’istigazione all’odio. La legge, in particolare era stata indebolita nel 2005 su pressioni della Lega…, quella a tutti nota per le posizioni volgarmente razziste, anti islam e omofobe.
La verità è che poi all’approccio penalistico andrebbe accostato e forse andrebbe fatto precedere, un piano strutturato, culturale e integrato di contrasto a discriminazioni, pregiudizi, razzismo, omofobia etc. Qualcosa nella direzione di quello che potrebbe proporre la ministra Kyenge nelle prossime ore, credo. Inoltre il primo messaggio contro omofobia e transfobia che vorremmo dallo Stato è la rimozione delle discriminazioni legali e gli ostacoli concreti che le persone lesbiche, gay, bisessuali e trans subiscono, a cominciare dal matrimonio egualitario, la parentalità, accesso al lavoro e abitazione soprattutto per le persone transessuali e transgender.

Se la Legge passasse in questo modo, così come è stata riscritta, ci sarebbe una maggiore protezione delle persone LGTB?

Non credo.

Tra le persone LGTB c’è più rassegnazione o superficialità?

Io vedo molta rassegnazione più che superficialità, e per abitudine non mi piace scaricare su altri le responsabilità. Come associazioni abbiamo il compito di informare, mobilitare e farci interpreti delle esigenze delle persone lgbt e della comunità. Quindi è nostro dovere migliorare e riuscire a coinvolgere di più le persone lgbt per renderci tutti protagonisti delle lotte per i nostri diritti. Il livello di partecipazione e di consapevolezza politica del Roma Pride e degli altri pride di quest’anno è stato un successo ma non è sufficiente e come associazioni dobbiamo riuscire a superare certi atteggiamenti divisori che non sempre vengono capiti.

E tra le associazioni LGTB, questo continuo scannarsi per un po’ di visibilità in più, non crea più problemi che benefici?

Indubbiamente. Negli ultimi anni abbiamo fatto gradi passi avanti nella ricerca di terreni di collaborazione e di condivisione importanti. Quest’anno ad esempio si è riusciti ad avere una piattaforma condivisa tra i dieci pride italiani. Un successo insperato e molto significativo ma ancora insufficiente. Oggi condividiamo ampiamente le richieste ma siamo ancora troppo poco uniti e coordinati nelle azioni. Questo non vuol dire necessariamente annullare le nostre differenze che sono anche una ricchezza, ma riuscire a metterle a sistema per ottenere i nostri comuni obiettivi sì.
Su questa vicenda della legge contro omo e transfobia, ad esempio, mi sembra che non siamo riusciti ancora a mettere in campo la giusta mobilitazione e neppure una strategia condivisa. Considerando che i nostri avversari si stanno organizzando rapidamente dobbiamo colmare questo gap se non vogliamo rischiare di perdere persino questa battaglia di civiltà minima.

Sicuramente avrà seguito, speriamo anche sulle nostre pagine, l’orrenda questione legata alla tortura dei gay in Russia e alle spaventose leggi omofobe firmate da Putin: ritiene possibile qualcosa del genere anche in Italia?

Credo che per fortuna non siamo a quel livello. Ma i rischi di imbarbarimento, soprattutto in periodi di crisi, sono sempre dietro l’angolo e dobbiamo vigilare. Mi preme far notare alcune cose. In Russia il governo Putin ha fortemente voluto una legge liberticida contro la cosiddetta “propaganda omosessuale” che sta tarpando ogni possibilità di azione concreta alle già fragili associazioni lgbt. Questo in netta violazione dei diritti umani più basilari e col pieno sostegno e appoggio della Chiesa Ortodossa. Allo stesso tempo il governo perseguita attiviste e attivisti dei diritti umani e lascia impuniti o incita i torturatori e gli aguzzini… Nessuno di chi in Italia grida all’attentato alla libertà di opinione perché si estende a omo transfobia una legge già in vigore dal ’93 per il razzismo, si sente toccato o scandalizzato da questo stato di cose?
Credo che le istituzioni italiane ed Europee e i nostri media generalisti dovrebbero fare molto di più per denunciare questa gravissima situazione. Voglio approfittare di questa intervista per lanciare un appello alla Ministra degli Esteri Emma Bonino, che tutti sappiamo molto sensibile al rispetto dei diritti umani, alla massima vigilanza e, soprattutto ad alzare il livello della protesta e dell’intervento nei confronti del governo russo.

Mario Mieli è una delle realtà più vive del panorama LGTB italiano, ci racconta qualcosa dei programmi futuri del circolo?

Quest’anno abbiamo registrato una grande e impetuosa crescita del movimento dei Pride in Italia che ha visto manifestazioni in ben 10 città da Nord a Sud. È giunto il momento di fare una riflessione su questo e rivedere il modello che ci ha guidati fin qui; è necessario coordinarci, condividere e fare di questa enorme mobilitazione una grande occasione di crescita collettiva e sociale e, soprattutto, una grande forza politica capace di fare segnare progressi su i diritti.
L’anno che abbiamo di fronte sarà politicamente molto importante, la legge contro omofobia e transfobia dovrà essere discussa e speriamo approvata, leggi sul matrimonio e sulle coppie potranno essere discusse e forse trovare spazi inediti in un parlamento assai più laico che in passato. Per questo noi vogliamo lavorare a un grande Pride di Roma che sia una manifestazione politica di portata nazionale, che magari ci riporti a riempire piazza San Giovanni come nel 2007. Vorremmo però che questa non sia sono una grande manifestazione ma anche un percorso di crescita, riflessione e condivisione per il movimento italiano. Un pezzo di una strategia condivisa che ci faccia fare il salto di qualità necessario per dare un forte contributo al cambiamento del Paese.

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