Dopo l’arresto-farsa del dirigente politico di un piccolo partito laico, sorpreso durante un rapporto sessuale con un minorenne (del quale più nulla si è saputo) che aveva tutta l’aria di una repressione politica, di una trappola, in cui l’uomo è cascato (l’arrestato è un avvocato perfettamente cosciente della legge del paese sull’omosessualità, non avrebbe corso rischi, quindi dev’essere stato attirato in una trappola), è ora la volta dell’arresto di un altro intellettuale.
Secondo informazioni del nostro contatto nel paese sarebbe un professore universitario ad essere stato pedinato dalla polizia che si è appostata insospettita dalle frequenti visite ad un amico, portiere di stabile, e che dopo avere fatto irruzione ha sorpreso l’uomo ed il suo amico mentre stavano consumando un rapporto sessuale.
Il professore universitario è stato arrestato e il suo amante è “sparito”, anche in questo caso.
Il nuovo corso democratico tunisino (sic) ha inaugurato la nuova pratica dell’arresto e del processo agli omosessuali (sono ritenuti zamel, letteralmente frocio passivo), coloro che assumono appunto la posizione passiva durante il rapporto sessuale, gli altri rimangono (sic) maschi (ricordate la storia degli arrusi siciliani, no? La storia si ripete) e si danno sempre, misteriosamente, alla fuga.
L’omosessualità è proibita dal codice penale tunisino con pene fino a 3 anni di prigione, ma è ampissimamente praticata a tutti i livelli.
Deve far parte della lotta politica arrestare le persone “in vista” per cercare in qualche modo di arginare il fenomeno, quando in realtà ciò che si vuole è colpire le dissidenze e gli oppositori del nuovo regime del paese.
Professionisti, avvocati, uomini di cultura, sono i più bersagliati.
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