La conferenza stampa-fiume di Beppe Grillo dopo l’incontro con Napolitano, con contemporanea sceneggiata del M5S davanti a Montecitorio e scoppiare di scandalo per i presunti voti PD favorevoli alla sospensione dei lavori della Camera per 3 giorni (anche noi sulla questione avevamo pubblicato una notizia inesatta prontamente rettificata), ha dato una serie di notizie inesatte, chiamiamole imprecisioni diplomatiche, rispetto all’operato del M5S dall’insediamento.
A parte la caciara scatenata qualche ora prima dai “puri” del Movimento apostrofati da un 75enne che gli ha detto “avete perso tutti i voti a causa di quel saltimbanco là” con coccolone e conseguente incazzo dei bravi deputati figli del Capo, che come insegna il Pdl, per il capo si fa qualsiasi cosa, a parte i patetici interventi della Maestrina col Vestito della Festa, ex Capogruppo, Donna Lombardi, Grillo si è lanciato in una difesa ad oltranza della brava gente in parlamento – in opposizione ai delinquenti della Casta che hanno distrutto il Paese (della crisi finanziaria che attanaglia 30 paesi non ha parlato), ed ha illuminato i presenti con una assai personale – e inesatta – ricostruzione delle proposte di Bersani al M5S.
Bersani non cercava i voti del M5S, Bersani voleva un governo con il M5S, voleva un esperimento come quello della Regione Sicilia, ma Bersani ha fatto l’errore di dire che il “M5S non è l’unico a volere un Paese nuovo”, e loro che sono i “puri” proprio non potevano permetterlo (ricorderete l’incontro in streaming con Bradipo Crimi che avrebbe voluto entrare nel governo e la Maestrina col Vestito della Festa che tronfia e tracotante trattava Bersani come si tratta un escremento che si è inavvertitamente attaccato alla suola della nostra scarpa, “Le parti sociali siamo noi”, diceva, ricordate?
Grillo voleva che si formasse il Governissimo perché anche lui, come tutti quelli che stanno su un palcoscenico (piedistallo) pensa che la gente sia cretina, ma alle amministrative gli elettori -che cretini non lo sono più nonostante quello che lui, come Berlusconi, pensa quando non lo votano – gliel’hanno messo in quel posto.
Così il M5S inaugura ora la stagione della ragionevolezza del Capo, dell’invisibilità dell’ideologo, che sembrava Robin Hood da come ieri ne parlava Grillo: tutto il resto (epurazioni, toni violenti, squadrismo in rete, offese gratis a chiunque scriva M5S su Twitter, presenza di intolleranti degni della Lega nelle proprie fila) è noia.
Ma non è così, durante il monologo in cui attaccava i giornalisti Grillo ha dimenticato di dire che i suoi, i puri e duri che popolano la rete, si scagliano con atteggiamenti e frasi degni del peggior integralismo contro chiunque, chiunque!, abbia l’ardire di manifestare il suo dissenso o la sua critica verso il Movimento 5 Stelle.
“Dall’enunciazione ai fatti”, titolavamo ieri: ecco sarebbe proprio ora che invece di conferenze stampa-fiume, di offese ai giornalisti, di sit-in, di propaganda mediatica, si passasse a fatti veri ed incontrovertibili, come capire – ad esempio – che in democrazia senza voti non ci sono governi e che se si vuole davvero cambiare un Paese, le mani prima o poi bisogna anche sporcarsele.
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