Le organizzazioni che hanno aderito all’Onda Pride, manifestazione LGTB in cinque differenti città d’Italia nello stesso giorno, il 29 giugno prossimo, e che si terrà a Milano, Bologna, Napoli, Catania e Cagliari, hanno reso nota la loro piattaforma politica unitaria, perché le associazioni serie hanno sempre una piattaforma unitaria, soprattutto quando non trovano più conveniente dividersi o fare i Gay Pride in bicicletta.
La piattaforma politica informa che le cinque associazioni scenderanno “nelle strade di un Paese immobile, impoverito, precario, frammentato”, dichiarano di non volere “subire impotenti e conniventi la deriva di una crisi che ci viene raccontata attraverso i numeri della finanza e della macroeconomia, ma che quotidianamente mostra i suoi sintomi nell’imbarbarimento delle relazioni sociali, nell’avanzare di nuove generazioni private del proprio futuro, nella corruzione dei rappresentanti istituzionali, nell’omologazione e nell’impoverimento delle identità e dei comportamenti, nella prevaricazione e nell’abuso eletti a modus operandi da parte di chi detiene il potere, nei diritti violati o addirittura da sempre negati”.
Le associazioni affermano che ci si ritrova oggi a “condividere un presente che è lo specchio di un Paese che ancora inciampa nelle lezioni che avrebbe dovuto già apprendere, che cede alla lusinga ignobile del pensiero iniettato di totalitarismo, di intolleranza, di sessismo e di razzismo”.
L’obiettivo dell’Onda Pride è “riportare l’orgoglio in piazza” perché si tratta di “un’urgenza, prima ancora che il rinnovarsi di un appuntamento caro alla comunità lgbtqi“. Perché è “nell’orgoglio” che le associazioni organizzatrici trovano “la forza di indignarci e di tenere lo sguardo fermo verso l’idea di un Paese migliore”.
Poi la chiosa, che lascia spazio a battute cariche d’ironia che ci riserviamo per la prossima settimana: “Le battaglie per i diritti si combattono per vincerle“, come le varie associazioni italiane hanno dimostrato negli ultimi vent’anni, durante i quali, come è noto, hanno sempre vinto.
“In tema di diritti è non solo insufficiente ma grave tollerare oltre, argomenti iniettati di attendismo, che rinviano, ridimensionano, approssimano e alla fine tradiscono ogni promessa”, sarebbe utile chiedersi CHI, oltre ai vari governi ha disatteso e tradito.
Chiudono con il botto le associazioni di Onda Pride secondo le quali il Pride è in continuità “con la lotta di liberazione che nel secolo scorso è riuscita a riscattarci dall’occupazione nazi-fascista, offrendo un esempio della grande energia democratica alla base dei valori fondanti del nostro Paese. E di quella lotta oggi vuole scrivere il nuovo inderogabile capitolo, l’esito di un Paese che finalmente declina quella Liberazione nelle pratiche quotidiane, scoprendone il valore pieno”.
Come scrivono bene, vero?
Ne parleremo dopo l’Onda Pride.
P.S. Nel frattempo gli organizzatori del Bologna Pide fanno sapere che non sfileranno carri perché “non deve passare il messaggio della festa ma della rivendicazione di diritti”, perché quando si è seri si è seri.
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