Lo hanno affermato le autorità moscovite, e bisogna fidarsi, perché sono le stesse che hanno votato una legge valida fino al 2111 che impedisce l’organizzazione delle marce dell’orgoglio gay nella capitale russa governata dai vassalli di Zar Putin.
Quelle stesse autorità russe hanno affermato ieri che qualsiasi tentativo di marciare per le strade della capitale da parte delle associazioni lgtb della città sarà represso, anche con la forza se necessario, come se ci fosse bisogno di spiegarlo, dopo il record di pestaggi ai danni di gay e lesbiche totalizzato dalla diligente polizia russa.
I dirigenti russi filo-Putin sono gli stessi che con una legge del 29 febbraio scorso hanno equiparato l’omosessualità alla pedofilia, che hanno votato la legge contro la propaganda dell’omosessualità che nessuno sa cos’è, ma che tutti applicano, sono gli stessi che hanno istigato i giovani di Nuova Russia, il partito di Putin, a diramare un comunicato dove chiedono agli omosessuali di lasciare il paese.
Sono loro quelli delle confezioni del latte che spingono all’omosessualità, o che dicono che è necessario controllare da vicino i genitali dei soldati russi per essere sicuri che non siano gay.
Quando omofobia fa rima con idiozia.
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